mercoledì 28 febbraio 2018
“American idiot”, dei Green Day
Si tratta di un rock senza
fronzoli, tutto centrato su basso-chitarra-batteria, e con al centro
una voce aggressiva il giusto. Un rock di quelli che ormai, in giro
si sentono sempre meno.
A
me questo brano ricorda
parecchio la musica dei Clash, ma come uno che si riallaccia ad una
tradizione, non come una volgare scopiazzatura. Un po' come certe
canzoni di Ryan Adams possono ricordare qualcosa di Neil Young, o
Ruminations di Conor
Oberst, il Dylan di Blonde on blonde o
quello di Desire.
Ripeto:
il pezzo si basa tutto su una ritmica basso-chitarra
molto serrata, sostenuta da una batteria essenziale... un drumming
che fa pensare ad un durissimo
metronomo. Nel brano, si inseriscono poi degli improvvisi stop di
tempo e dei violenti strappi di
chitarra: insomma, la chitarra si blocca di scatto e nello stesso
modo, riparte. L'effetto complessivo è spiazzante ed insieme
esaltante.
Il
testo non è meno diretto della musica. American idiot
significa “idiota americano.”
Billie Joe Armstrong, cantante e chitarrista del gruppo, canta
spesso: “Non voglio essere un idiota americano.” Egli aggiunge
che non vuole una nazione succube dei nuovi media, quindi chiede ad
ognuno: “Senti il suono dell'isteria?”
Il
pezzo condanna i “sogni televisivi del futuro” e denuncia un
“nuovo tipo di tensione” che manipola le menti e condiziona le
azioni delle persone... . spesso in modo davvero invasivo
Così,
per rifiutare un incubo in cui non vorrebbe vivere nessuno, Billie
ripete fiero: “Non voglio essere un idiota americano” e vede una
nazione: "Controllata dai media/ la nazione dell'informazione e
dell'isterismo/ che dilaga nell'America idiota.”
In
effetti, la mania di trovarsi a tutti i costi sui cosiddetti social
e di filmare, registrare e
fotografare qualsiasi cosa... anche fatti ed ambienti ben poco
interessanti (spesso solo quelli), ebbene, tutto questo ci impedisce di conoscere davvero la
realtà. Soprattutto, ci impedisce di vederla in modo critico e
personale.
Ma
come cantano i Green Day, anche per smentire un ottimismo spesso
illusorio: “Non tutto deve andare bene per forza.”
Purtroppo,
spesso finiamo un po' tutti per uniformarci a questo discutibile
miscuglio di ottimismo a buon mercato e di tecnologia, che talvolta utilizziamo con poco buon senso. Allora anche un bel rock vecchio
stile può contribuire a svegliarci un po'.
Inoltre,
secondo me è molto utile il confronto tra American idiot e
Working class hero di
John Lennon, che non a caso è stata ripresa qualche anno fa dai
Green Day in versione rockeggiante. Il pezzo di Lennon, infatti,
denunciava una tendenza a rimbambire la gente con un uso distorto di
sesso, alcol e tv.
Sempre
Lennon, stavolta in Remember,
attaccava la mania di sognare una società di “divi del cinema.”
In
breve: secondo me, nel loro pezzo i Green Day hanno saputo fondere
protesta sociale e rock; quello che sa e vuole usare
chitarra, basso e batteria come altrettante “armi” e che ci fa
ballare coi piedi, ma senza calpestare il nostro cervello. E magari,
neanche quello degli altri.
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Direi ottima e centrata rece ... e leggendoti, quando parli dei social e di un certo ottimismo idiota, ho pensato a Gramsci, quasi avessero rovesciato il suo "pessimismo dell'intelligenza, ottimismo della volontà".
RispondiEliminarif. Alligatore
RispondiEliminaTi ringrazio, Diego!
Ottima osservazione, la tua: certo ottimismo (intendo quello che dovrebbe esistere a tutti i costi), secondo me serve solo a nascondere i problemi. Non certo a vederli come sono realmente, nè a risolverli.
Salutone.
Bel post/recensione! Sai, devo essere sincero, li ho sempre trovati piacevoli da ascoltare ma il punk sta da in altra parte. Sono bravi nel fare un rock alternativo e melodico e hanno imparato bene la lezione di gruppi USA precursori come i Pixies o i miei amanti Hüsker Dü.
RispondiEliminaRipeto però la tua rece mi è piaciuta e approfondirò. Direi che è centrata su temi attuali. Buona serata.
rif. Enri1968
RispondiEliminaIntanto, grazie!
Certo, il punk sta da un'altra parte. infatti li ho paragonati più ai Clash che per es., ai Sex Pistols.
Forse negli U.S.A. (beninteso, la mia è solo un'ipotesi) l'influenza del melodico, anche nel rock, "tiene"...
Importante però utilizzare tutto questo come ideale veicolo per trasmettere certi messaggi.
Buona serata a te!
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Li ho ascoltati qualche volta, ma non me ne intendo. Comunque i tuoi post musicali sono sempre un piacere, carissimo Riccardo!
RispondiEliminarif. Anonimo
RispondiEliminaThank you!
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Anyway, writing and rocking are very good to fight histeria and redneck mentality.
Bye!
rif. Sonia Ognibene
RispondiEliminaCarissima Sonia, grazie!
Comunque, il vero rock va solo ascoltato e gustato, senza troppe preoccupazioni.
Un po' come il buon vino, che va solo gustato. Il discorso critico si può fare dopo, con calma.
Passerò presto da te, sono tornato stamattina dall'Inghilterra, testa k.o. per no sleep (all night) in the airport!
In Inghilterra????? Noooo e non mi avvisi? Mi devi raccontare tutto!!!
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RispondiEliminaYes, in Oxford... with my school...
Ne parlerò in un prossimo post, tranquilla!
A presto.
P.s.: devo anche chiederti lumi su una serie inglese che si è ispirata alla vita di C.S. Lewis.
Non la conosco. Illuminami.
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RispondiEliminaSi intitola "Shadowlands".
Ma mi pare che sia anche il titolo originale del film "Viaggio in Inghilterra", con Anthony Hopkins e Debra Winger.
Non so se si tratti di un caso. Boh...
rif. Anonimo
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