lunedì 25 settembre 2017
Chiacchiere settembrine
Giorni fa, nel riordinare i miei
libri di filosofia e di testi di canzoni, appare il mio Interlocutore
Immaginario. Aveva portato un infermiere
della vicina clinica psichiatrica, che però liquidai con un
cagliaritano colpo di testa che gli ruppe il setto nasale.
Mentre l'infermiere smammava, I.
I. pulì il sangue che stava imbrattando un libro di S. Francesco e
commentò acido: “Sempre cordiale e collaborativo, vero, Riccardo?”
“Be'”, sorrisi stappando una
bottiglia di vino aromatizzato al limone, “tu mi porti un
infermiere di qualche specie di manicomio...”
Non ricambiò il sorriso però
afferrò il bicchiere che gli porgevo: sembrava un naufrago a cui
finalmente qualcuno avesse gettato un salvagente. Bevemmo in silenzio
quindi mi chiese che cosa stessi ascoltando.
“I Decemberists.”
Affermò che trovava molto
interessante quel loro miscuglio di folk, rock, blues e vari altri
stili musicali americani.
“Mi pare che nella loro
musica”, osservò con ammirazione, “si trovi anche qualcosa di
irlandese.” Aggiunse che la sua canzone preferita era Lake
song.
“Ma
forse, anche perché mi piace tutto quel che ha a che fare con
l'acqua; sai, Lake song significa
'la canzone del lago'.”
Annuii
e versai ad entrambi un altro bicchiere di vino limonalizzato. Poi mi
alzai e presa l'armonica, cercai di accompagnare i Decemberists.
I risultati non furono
esattamente esaltanti, così riposi lo strumento e gli feci
educatamente capire che dovevo scrivere.
“Insomma”,
ridacchiò, “devo levarmi dai piedi!”
“No, però
vorrei che smettessi di parlare per un po'. Pensi di poterci
riuscire?”
Per tutta
risposta lui prese da uno scaffale un libro di poesie e racconti di
Yeats e sparì in fondo al salotto. Sapeva che trovavo la letteratura
davvero stimolante quando si confronta oltre che con la realtà,
anche col fantastico, col soprannaturale e così via delirando.
“Rave on, rave on, John
Donne”, canticchiò, “delira,
delira, John Donne.”
Era una
citazione da una canzone del grande Van Morrison, ma gli imposi
comunque il silenzio. Macché. Peggio che andar di notte.
“Stai
pensando di continuare il romanzo che hai interrotto all'inizio di
agosto?”, chiese con aria indifferente.
Esasperato,
gli lessi qualche capitolo.
Lui ascoltò
con grande concentrazione poi commentò: “E' molto buono. I
dialoghi (perfino i più lunghi) non stancano. La psicologia dei
personaggi è credibile, davvero realistica. La scena poi in cui il
protagonista incontra Spinoza, è uno spasso.”
“Ma...?”
“Nessun
'ma.' Stai scrivendo una bella storia, dove hai messo umorismo,
cultura, sesso, lavoro ed una solitudine che il protagonista affronta
con coraggio e dignità. E le sue conquiste sono dipinte come delle
donne, non come delle
prede. Dovresti essere orgoglioso del libro che stai scrivendo.”
“Chissà
se la penserà così anche qualche editore...”
“Quello
dovrebbe essere l'ultimo dei tuoi problemi. Come diceva T.S. Eliot?
Per il genere umano non esiste che il tentare.
Un'altra cosa: nel romanzo ci sono anche molto alcol e molta
violenza, ma nel presentare questi elementi non dimostri nessun
compiacimento; ed appunto alcol e violenza arrivano sempre quando la
storia lo richiede.
Perciò, avanti così, caro me stesso... possibilmente, con un po' di
autostima.”
“Eh, per
quella penso che dovrò aspettare altri 55 anni...”
Scoppiammo
a ridere e stappammo una 2/a bottiglia di limone avvinato (speravo
non avvinazzato).
Ascoltammo la colonna sonora di C'era una volta in America
e quando vidi che si stava
addormentando, gli misi sulle spalle un plaid ed andai a dormire
anche io.
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Mi piace questo tuo interlocutore immaginario,si dà da fare per farti parlare un po di te, e così scopro che sei dietro ad una nuova avventura.In bocca al lupo per una rapida e soddisfacente onclusione.Un cordiale saluto settembrino e..si ientra nei ranghi,lasciando ricordi vacanzieri e giornate di caldo impossibile.
RispondiEliminarif. Chicchina Acquadifuoco
RispondiEliminaTi ringrazio!
Sì, c'è un nuovo romanzo-avventura... anche se la solita, eterna ricerca di un posticino (scolastico) stabile rovina un po' il gusto della scrittura.
Ma pazienza...
Ora, comunque, ci inoltriamo nelle brume autunnali; anche se sia da da me che immagino anche da te, quelle brume saranno insidiate ancora per un po' dal caldo (io ho fatto l'ultimo bagno al mare il 24)!
Salutoni.
Io domani ci ritorno,per un ultimo scampolo d'estate:la mia Calabria sa essere generosa...A presto.
EliminaMi fa piacere saperti alle prese con un nuovo romanzo.
RispondiEliminaIl bagno al mare...che gioiosa fortuna!
Mi viene un languore a pensare al mio ultimo dell'anno scorso. Ho un buon motivo di aspettare speranzosa l'estate 2018...leggendo ;-)
Un abbraccio
Nou
rif. Nou
RispondiEliminaSì, anche se le case editrici non è che si precipitino a farmi sapere che cosa pensino dei miei lavori...
Mah, speriamo bene!
Comunque, vedrai che la prossima estate sarà grande; purtroppo, c'è sempre da aspettare. Ci vorrebbe un anno che ne preveda due!
Abbraccione.
ps.: appena possibile commento sul tuo blog, scusa l'assenza ma sono stato un po' indaffarato con varie cose, purtroppo improrogabili.
Non ti preoccupare del mio blog, lui sa aspettare e poi non ho postato di recente.
RispondiEliminaUn abbraccio
rif. Nou
RispondiEliminaSì, ci sono entrato ieri e l'ho notato.
Però appena puoi, fallo: ti leggerò molto volentieri. Come sempre!
Abbraccio.
rif. Chcchina Acquadifuoco
RispondiEliminaEh, lo immagino: da quel punto di vista, Sardegna e Calabria devono essere molto simili.
Buon bagno, quindi ed a presto!
Non mancano di certo nei tuoi libri gli Interloculori Immaginari, anche se qui questo interlocutore è tutt'altro che immaginario, anzi è visibile nello specchio reale e in quello dell'anima. Molto interessante la tua concezione della Letteratura, di un romanzo o un racconto nel quale convivono, intrecciandosi, realtà, immaginazione, sogno e soprannaturale: Dio che discende in terra non per farsi martirizzare ma per bersi beatamente un bicchierio di "File 'e ferru" in Casteddu. Nelle tue opere non è la realtà che trascende in Metaficica, ma è quest'ultima che si materializza, si incarna, nel mondo reale, si umanizza.
RispondiEliminarif. Antonio Murabito
RispondiEliminaTi ringrazio, Antonio!
In effetti (anche se può sembrare paradossale), penso che per essere realistico, un romanzo debba accogliere tutto un insieme di situazioni e di stati d'animo che sfuggono alla logica. o quella che tale ci sembra.
Del resto, è così proprio la vita: intendo contraddittoria, piena di punti oscuri, talvolta grotteschi ecc. ecc.
E se anche Dio, come ricordi, si degna di farsi un bicchierino di acquavite con noi, forse c'è ancora speranza...