mercoledì 8 aprile 2015
"Conosci abbastanza-Un'estate in Provenza", di Massimo Gentile
Oggi vi parlerò di un disco
bello e stimolante. Si tratta di un lavoro che trovo bello dal punto
di vista musicale e da quello dell'amicizia:
infatti chi ha curato le musiche cioè Massimo Gentile sia
chi ha lavorato sui testi vale a dire Bruno Manca,
sono due persone che ho conosciuto durante il servizio militare e con
loro è nata appunto una bella amicizia. Max è laziale e vive a
Roma; Bru è sardo e risiede come me nell'Isoletta.
Comunque
cercherò di parlare del disco in modo obiettivo, altrimenti dovrei
rievocare le notti di guardia, le bevute, le lunghissime
chiacchierate, le partite di calcio, le suonate ecc. ecc.: al che io
inizierei a commuovermi (o giù
di lì) e voi a
sbadigliare.
Passiamo
quindi alla loro fatica musicale.
Il
sottotitolo del disco è Massimo Gentile. Variazione su
Nick Drake. Si tratta in effetti
di una variazione che però, secondo me, è anche una
reinterpretazione:
infatti rispetto agli originali di Drake troviamo (sul piano
musicale) una maggior
laconicità.
Il
lavoro contiene anche 4 composizioni non cantate di Massimo, di cui 3
di impostazione jazzistica. I brani in questione sono: Dieghito;
Ardi; Antoja;
Sofia.
Antoja è
un brano pianistico che io trovo sempre molto bello, ma che per me dà
il meglio di sé quando lo si ascolta verso il tramonto, perché
possiede quella malinconia sognante che considero tipica appunto di
quella fase della giornata.
Si
tratta di un miscuglio di stati d'animo che io trovo anche nel tono
generale di Pat Garrett and Billy the kid di
Dylan e nell'inizio strumentale di Backstreets di
Springsteen: quella forte e nello stesso tempo inafferrabile
sensazione di malinconia,
rimpianto e rabbia che cerca un paio di orecchie e “magari” un
cuore che ci capiscano... quella che è poi l'aspirazione di ogni
essere umano ma che nell'animo di un artista diventa un autentico
tormento.
Del
resto, la stessa copertina del
disco, che dobbiamo alla pittrice ligure Laura Tedeschi
e che riproduce il suo lavoro Sole in Provenza,
ci lancia in un universo di colori e di atmosfere che pulsano
di luce e dell'aspirazione
all'unità con noi stessi e
ad una sperabile vittoria sul dolore, sull'equivoco, sulla
solitudine...
La
voce di Massimo si aggira per le stanze dei brani di Drake con
rispetto ma senza timore: lui non fa delle covers:
ecco perché ho parlato di reinterpretazione.
Anche a livello infatti oltre che vocale, strumentale,
lo strumento-base non è (come negli originali di Drake) la chitarra
ma il piano.
Sul
piano dei testi, il
lavoro di Bruno è stato notevole e (data la particolare fatica del
tradurre) tutt'altro
che facile. Come già insegnavano i Latini, tradere est
tradire: tradurre significa
tradire... rendere, infatti, nella propria lingua quanto si trova in
un'altra può farci allontanare dal testo originale.
E
rispetto alla nostra, la lingua inglese permette dei giochi e
contiene delle sonorità che in una traduzione possono perdersi.
Allora
compito del traduttore sarà mantenere una certa fedeltà
al testo... ma evitando una
traduzione letterale.
Nello stesso tempo, il suo lavoro non dovrà essere troppo libero.
Ma la via di mezzo, se è difficile nella vita di tutti i giorni, lo
è ancora di più in arte...
che vuol essere una trasfigurazione della
vita.
Del
resto, Bruno doveva: a) tradurre in italiano
dei brani di un artista complesso come Drake; b) per Massimo che
probabilmente, di solito canta in inglese;
c) per un disco con impostazione a metà tra jazz e canzone d'autore.
Infine, queste traduzioni dovevano tener conto del fatto che gli
originali di Drake erano stati concepiti dal Drago su una base
tendenzialmente rock-blues.
Ora,
Bruno si è mantenuto fedele ai testi di Drake ma rendendoli in un
italiano italiano, non
anglicizzato. Ed ha trovato la misura,
l'essenzialità sia delle immagini che del ritmo; secondo me questo
ha permesso a Massimo di cantare con una certa tranquillità.
Tutto
ciò è accaduto oltre che per la conoscenza dell'inglese del
traduttore, anche per le sue frequentazioni blues: maestri come
Robert Johnson e John Lee Hooker non si dimenticano facilmente.
Se
poi l'amico balla anche con lupi Woolfiani e con scuoti-lancia
shake-speariani, beh, a quel punto siamo proprio a cavallo.
Ecco
per es. la 1/a strofa di Un posto per me (Place
to be)
Quando ero giovane, più
giovane di ieri
non ho mai visto la verità
affacciarsi alla porta
ora sono più vecchio e me la
trovo davanti
sono più vecchio e devo
mettere tutto a posto.
Ed ecco come
Bruno ci presenta qualcosa che sta a metà tra una sorta di fatalismo
ed una sofferta accettazione della vita: si tratta della 3/a strofa
di Il giorno se ne va (Day
is gone)
Quando
fredda è la notte
c'è
chi invecchia e chi resiste
ad
ognuno la sua sorte
quando
fredda è la notte.
Era
difficile tradurre testi essenziali come quelli di Drake: si
rischiava di aggiungere, togliere o inventare inutilmente. Per es. io
ho trovato bruttissime le traduzioni di Dylan di Tito Schipa Jr.
Bruno ha saputo evitare tutti e 3 i pericoli di cui sopra.
Inoltre
la penna di Bru e la voce di Massimo hanno trovato un supporto certo
creativo ma anche discreto
(cioè mai ridondante o
comunque eccessivo) da parte dei seguenti musicisti: Aldo
Bassi, tromba;
Massimiliano Filosi,
sax soprano e sax tenore; Paolo
Scozzi, contrabbasso;
Paolo Mignosi,
batteria.
E'
importante ed anche molto
bello, vedere che
musicisti di livello come loro si siano messi al servizio di un
progetto come questo, evitando inutili virtuosismi: i grandi
musicisti sono così.
Perché chi possiede un'eccellente tecnica musicale, sa esibirla
anche con poche note, quindi senza esibizionismi.
Massimo
ha suonato il piano, cantato in tutti i brani ed in Vola
ha suonato la tromba.
Il
disco è stato registrato a Roma tra l'ottobre del 2012 ed il
dicembre del 2014 presso Arcipelago
studio; Extrabeat
studio; Overload
recording studio;
registrato, mixato ed editato da Stefano
Isola-Arcipelago studio.
Ascoltate
questo disco: benchè all'inizio sembri molto essenziale, a tratti
quasi scarno, poi (come il blues)
rivela sonorità e ci introduce all'interno di atmosfere insospettate
ed insospettabili.
Bravi,
ragazzi!
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Oh! Caro Riccardo!!! Tornata da una lunga assenza sto spulciando il mio blogroll... una carneficina!!! Fortuna che alcuni amici, come te, sono rimasti!!! E' sempre un piacere leggerti e riflettere grazie ai tuoi post!
RispondiEliminarif. dailygodot
RispondiEliminaIo non vado mai via... purtroppo o per fortuna!
Ti leggo molto volentieri anche io, sebbene non abbia sempre tempo per commentare come meritano i tuoi post, di solito sempre piuttosto effervescenti.
A presto, eh?!
P.s.: ti scriverò sul tuo blog anche per chiederti una cosa che mi interessa molto.
Sto ascoltando i tuoi amici in "Conosci abbastanza - Un'estate in provenza" dal loro sito:
RispondiEliminahttp://www.massimogentile.eu/index.php/dischi.html
che ben si adattano al mio sentire interrogativo e dubbioso ma non del tutto sfiduciato.
Stai bene e doce notte!
Mi piace quando ritrovo musicanti che omaggiano, in qualche modo Nick Drake, artista che di continuo ispira altri, ottenendo quel successo che quando era vivo non aveva, purtroppo.
RispondiEliminarif. alicemate
RispondiEliminaCiao!
Il tipo di sentire di cui parli è forse il miglior modo per opporsi alla sfiducia, anche se a volte è forte la volontà di rinunciare, arrendersi e vedere tutto nero.
Ma poi si riprende a lottare, se non altro per una questione di... sarda testardaggine!
Salutone
rif. Alligatore
RispondiEliminaSì, purtroppo il genio di tanti artisti deve aspettare la morte, per essere riconosciuto.
Forse anche perché certe intuizioni sono troppo avanti, per i tempi...
A presto!
Caro Riccardimo non conoscevo questo lavoro e grazie a te lo ascolterò senza alcun dubbio..
RispondiEliminaQuando poi me lo si accosta a due mostri sacri come il mio Poet e lo zio Bruce , impossibile trascurarlo.
Delicata e difficile la traduzione inglese , si svicola sempre in parole che trasformano il vero significato dell'autore..
Lo ascolterò senza alcun dubbio..
Sempre un grande piacere il venirti a trovare..
Un eneorme abbraccio e a presto!
rif. Nella Crosiglia
RispondiEliminaSì, guarda, lo merita: lo merita proprio!
In effetti, la questione-traduzione, come sappiamo, è una delle più spinose della storia della cultura. Ci vogliono nervi e... penne salde!
Grande piacere ritrovarti, Nella: e come diceva quello, play it again...
Abbraccione!
Una bella fortuna avere due amici così 8Specialmente Max il laziale).
RispondiEliminaUn caro saluto,
aldo.
rif. il monticiano
RispondiEliminaAh, tu parli da laziale.. ma posso garantirti che è molto in gamba anche l'amico-traduttore!
Caro saluto anche da parte mia. A presto!