domenica 13 marzo 2016
Il mio famoso dolore
Scrivo su vecchi fogli:
striscioline bianche macchiate
dal tempo,
tagliuzzate e strappate
come i miei giorni, come il mio
lavoro,
vecchi fogli con
numeri incolonnati
(compiti dei miei figli)
e date di
impegni più o meno rispettati,
scrivo su fogli che vorrebbero
essere
scintille nei falò di notti
piene di domande
e di dubbi angoscianti.
Il mio famoso dolore
si
nutre di questi versi irregolari
e
di tutte le mie imperfezioni & contraddizioni,
ogni
tanto ride di me
ma
io lo lascio fare:
penso
che gli faccia bene.
Il
mio celebre dolore
corre sghignazzando,
come
me ha le dita sporche di inchiostro
oppure
unte del magro-scheletrico della vita.
Ma
capisco
che
il dolore ha senso
solo
se
lo colleghi a quello di tanti e di tante
ed
alle urla di chi quelle urla
non
può far arrivare
a
nessuno ed in nessun modo.
Perché
alla fine di ogni idiota e torturante giornata
io
non devo andare a dormire sotto i ponti
né
combattere con vermi, bisce, topi, blattacce e topacci vari
(ed
anche eventuali)
quando
magari
ed
anche senza magari
me
lo meriterei
ben
più di tanti brav'uomini,
molto,
molto più di tante brave donne...
anche
se non possono esibire
il
mio famoso dolore...
che
non è, comunque,
esibizione.
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... un dolore creativo.
RispondiEliminarif. Alligatore
RispondiEliminaBe', cerco, per quanto possibile, di dargli un senso. Cerco, anche se non sempre trovo...
Riccardo, vorrei dirti che un dolore simile al tuo mi ha accompagnato tutta la vita. Forse l'ho trasmesso ai miei figli, a uno in particolare ...forse! E ora non soffro più per me, ma per lui.
RispondiEliminaHo una mia teoria su questo. Penso che siamo persone molto sensibili e che troviamo dura la vita in questo sistema sociale: ancor più duro e stressante che non nei miei anni giovanili, quindi sistema ancor più duro per i figli che non sono stati abituati a troppe avversità durante la loro adolescenza e quindi poco resistenti emotivamente.
Ma può darsi che ci sia un miglioramento, una risalita sociale che conquisti un po'di di giustizia (ne abbiamo parlato in passato) e quello ci farà stare tutti un po ' meglio. Non si può vivere sentendosi sempre minacciati da un futuro incerto. D'altra parte penso a coloro che scappano dai loro paesi in guerra e mi sento sbigottita e mi dico che questo dolore che ci viene anche dalla loro sorte per noi deve essere sopportabile.
È da tanto che aspettiamo il miglioramento, ma sembra che la lentezza ad affrontare i problemi sia endemica non solo per l'Italia.
Probabilmente non avrò capito il vero senso che tu esprimoi vei tuoi versi, ma credo alle tue parole e so che non sono esibizione.
Ti abbraccio
Nou
rif. Nou
RispondiEliminaHai capito perfettamente, cara Nou!
Diciamo che una certa tendenza alla malinconia e, forse, anche un eccesso di autocritica, portano a vivere con un sentimento (a volte insopportabile) di sofferenza e perfino di senso di colpa.
Il tutto è peggiorato dal vivere, come scrivi davvero bene, "in questo sistema sociale."
Il fatto, per es., di non poter essere mai sicuri di quale potrà essere il nostro futuro, ci fa sentire più vulnerabili e sul piano lavorativo (anche se poi, comunque, “teniamo botta”) addirittura ricattabili perché... tranquillamente licenziabili.
Di recente ho letto un libro che analizza la questione “vampiri.”
Bene, molte cose erano ovviamente irrazionali, eppure, in quel testo si parlava anche di “vampiri psichici”: persone cioè che si nutrono delle ansie e delle paure di certi esseri umani. Ho pensato ai nostri giorni...
Se poi confronto i nostri problemi con quelli di chi arriva da noi scaraventato qui da guerre, carestie, epidemie, fanatismo, terrorismo ecc. ecc., allora mi chiedo davvero che cosa aspettiamo a distruggere un sistema fondato su sfruttamento, ignoranza, violenza ed odio.
Perché davvero, un sistema come questo non è solo una faccenda individuale.
Ed averlo ridotto, in modo del tutto falso, a problema solo individuale, non ha fatto altro che renderlo sempre più inumano.
Ma la giustizia, ne sono convinto, prima o poi vincerà.
L'alternativa è solo la barbarie.
Un'alternativa che in effetti, non vale proprio niente.
Quanto mi sento dentro a questi tuoi versi, cosi' veri, così crudi, così reali...Il dolore che ti porti dentro, che spesso vorresti urlare inascoltato , non capito, tragicamente solo o sola...Ti guardi intorno e vedi che altri possono provare le stesse cose o anche peggio, ma tanto il tuo cuore scoppia e non vorresti perderlo, ti sembra presto, sprecato , ingiusto..e continui inevitabilmente così..senza rìcambiare nulla..
RispondiEliminaUn bacio notturno!
rif. Nella Crosiglia
RispondiEliminaSì, è proprio così: spesso rimane dolore inascoltato; che sia fisico o psicologico non importa.
Anche perché tante, troppe persone, notano solo la maschera che per orgoglio (non per certo per ipocrisia o per uno stupido senso di forza) ci mettiamo ogni giorno. O almeno, spesso.
Una maschera fatta di risate, autoironia, impegni sempre e comunque rispettati anche quando non ce ne viene molto in tasca: né in termini economici né di rispetto e di calore umano...
Comunque, un bacio diurno!
Oggi, più che mai, ti comprendo.
RispondiEliminarif. Sonia Ognibene
RispondiEliminaFacciamoci forza, allora...
'A da passà 'a nuttata, come diceva il grande De Filippo!