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lunedì 1 giugno 2015

“Oplà, noi viviamo!”, di Ernst Toller


Innanzitutto due parole sull'Autore.
Enst Toller nacque nel 1893 a Samotschin, in territorio allora prussiano; morì suicida a New York nel 1939. Una delle sue opere (probabilmente una delle più rappresentative del 1° dopoguerra), è Una giovinezza in Germania, del 1933.
Nella Giovinezza Toller mantenendo uno straordinario equilibrio tra l'autobiografia ed il romanzo, racconta una fase cruciale della storia tedesca: quella che va dalla I guerra mondiale all'avvento del nazismo.
Oplà, noi viviamo! è un testo teatrale, ma le vicende in esso raccontate affrontano anche un altro punto cruciale: Oplà narra infatti le vicende che seguirono al soffocamento della rivoluzione comunista bavarese e documenta altresì il tradimento da parte di alcuni rivoluzionari.
Toller scrisse Oplà nel 1927 e l'opera, validissima sul piano artistico, contiene anche molti riferimenti autobiografici. Uno su tutti: anche l'A., così come Karl Thomas (il suo alter-ego), fu condannato a morte ed in seguito la pena fu commutata in alcuni anni di manicomio.
La storia comincia in carcere, nel quale tra i tanti prigionieri sono rinchiusi Karl Thomas, Eva Berger (la sua donna) e Wilhelm Kilman. Benché condannati morte, la pena viene sospesa per tutti: alcuni dovranno rimanere in prigione, Karl finirà in manicomio.
La pena non viene sospesa solo a Kilman: in apparenza, perché in realtà lui è il solo che abbia presentato domanda di grazia alle autorità. Così, rinnegati gli antichi ideali, la sua azione politica si situa ormai tra la sinistra (davvero molto) moderata e la destra: diventando in pochi anni ministro.
Io considero i personaggi di Oplà più persone che personaggi: dato il realismo con cui sono resi da Toller, non sembra proprio che recitino una parte. Inoltre se l'A. scrive aderendo con la sua carne e con la sua anima all'oggetto di quel che trasformerà in commedia, dramma o tragedia, allora i personaggi salteranno fuori dalla pagina e/o dalla scena.
Ecco perché, a distanza di decenni o anche di parecchi secoli, i personaggi dei lavori di Ibsen, Brecht, Pirandello, Plauto, Sofocle, Euripide, Aristofane ecc. continuano a sembrarci non cartacei bensì umani.
Nel caso di Oplà questa umanità non si trova nel solo protagonista: oltre a Karl Thomas, sostengono (e con passione) posizioni forti anche Eva Berger ed il traditore Kilman.
Karl, dopo anni di ingiusta segregazione in manicomio, riacquista la libertà ed in modo solo apparentemente ostinato, riprende la sua vita da dove era stato costretto a lasciarla: dalla rivoluzione, progetto questo che vorrebbe rilanciare senza esitazioni o compromessi
Egli respinge i tentativi di quelli che vorrebbero farlo “ragionare”: mi riferisco ai suoi ex-compagni, che in sostanza lo accusano di avventurismo, ma mi riferisco anche a quelli come Kilman, per i quali la giustizia e l'uguaglianza arriveranno... ma con pazienza e lente, graduali riforme... calate comunque dall'alto.
Ed ormai per Kilman le parole d'ordine sono: potere “responsabile”, “armi morali”, “spirituali” ecc. Intanto egli provvede a far licenziare in tronco varie operaie: tra queste anche la sua ex-compagna Eva Berger.
A Karl che gli chiede: “Quelle donne non lottano per i tuoi antichi ideali?”, ribatte: “Posso tollerare che le operaie di una fabbrica qualsiasi danneggino la macchina statale?”
Ed ancora: “In una democrazia io devo tutelare i diritti dei datori di lavoro allo stesso modo dei diritti dei lavoratori.”
Karl: “Ma gli altri hanno stampa, denaro, armi. E i lavoratori? Un pugno di mosche.”
Ma per Kilman la replica di Karl è la solita sparata retorica e violenta.
Del resto, si chiede il solerte funzionario: “Ma cos'è la massa? E' mai stata capace di un lavoro positivo? (….). La massa è inetta e rimarrà inetta chissà per quanto altro tempo ancora (….). Più tardi... tra decenni... tra secoli... con l'educazione... con lo sviluppo... le cose cambieranno. Oggi dobbiamo governare.”
Karl rifiuta il danaro offertogli da Kliman e trovato lavoro come cameriere, resiste anche alle tentazioni della vendetta e del terrorismo: ma sarà ingiustamente accusato d'aver assassinato appunto Kilman.
Non è semplice neanche il rapporto con Eva, che è sì rimasta fedele alla causa, ma ormai non è più la 17enne che pendeva dalle labbra di Karl. E' un'operaia e delegata sindacale preparata e combattiva, inoltre a Karl che disgustato si chiede: “Per questo, lottare? Per rivedere poi i nostri ridotti a oscene caricature del passato?, e che la invita ad una fuga d'amore, lo richiama alla realtà ed alla lotta.
Del resto Eva rifiuta i legami tradizionali: “Un solo sguardo che io scambi con un estraneo in una via perduta, può legarmi a lui più profondamente di qualunque notte d'amore: che non deve essere se non un bellissimo gioco.”
Karl: “E che cosa prendi sul serio?”
“Queste cose prendo sul serio. Anche il gioco prendo sul serio... Sono una persona viva. Ho forse rinunciato al mondo, perché mi batto? L'idea che un rivoluzionario debba rinnegare le mille piccole gioie della vita è assurda.”
Ma allora, le chiede lui: “Che cosa rimane?”
Eva: “Noi. Con la nostra esigenza di sincerità. Con la nostra energia per rimetterci al lavoro.”
Ecco, Oplà meriterebbe non un post ma un libro... perciò mi fermo qui.
Del resto, la quasi mistica fede rivoluzionaria di Karl; la lucida fedeltà alla causa di Eva e la sua spregiudicatezza come donna; la “ragionevole” politica del rinnegato Kilman, incarnano dei tipi umani che a 88 anni dall'esordio di Oplà sulle scene, a me sembrano ancora attualissimi.




8 commenti:

  1. Bel post, non lo conoscevo... e sì, anche a me sembra ancor attualissima.

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  2. rif. Alligatore
    Grazie, Alligatore!
    Purtroppo, sembra proprio che certe dinamiche non vogliano smettere di ripetersi...

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  3. Ciao Riccardo, sarò assente dal mio blog credo ormai in modo definitivo. Non per questo smetterò di leggerti.
    Un abbraccio con grande amicizia
    Nou

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  4. rif. Nou
    Ciao Nou, leggo quanto mi scrivi con gran dispiacere!
    Come mai questa decisione, immagino che sia dovuta a motivi seri, ma spero non gravi.
    Ti abbraccio anch'io e... spero proprio che cambi idea e soprattutto, che possa stare meglio!

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  5. Una lettura, questa tua, che è un invito sostanzioso - e per quanto mi riguarda subito colto - a rileggere Toller. Grazie!

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  6. rif. Anna Maria Curci
    Ti ringrazio, Anna Maria.
    Davvero un Autore da rileggere e se mi passi il semineologismo, da ridiffondere!

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  7. Davvero interessante, Toller e i suoi scritti. Prendo nota. Grazie della tua recensione.

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  8. rif. mari da solcare
    Sì, veramente.
    Si tratta di un Autore che ho scoperto quasi per caso, mentre stavo preparando delle lezioni su poeti o comunque Autori del primo '900.
    Ciao.

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