Ho pubblicato l'8/a parte il 20/03/2013 e la 9/a il 14/09/2013; la 10/a il 5/10/2013, l'11/a il 30/10/2013, la 12/a il 16/11/213.
giovedì 3 luglio 2014
La discussione filosofica (17/a parte)
Come visto nella 16/a parte,
l'eccesso di critica (o
ipercritica) considera
deboli o false le tesi altrui ed innalza quasi un altare a sé
stessa.... che identifica senz'altro con
la verità. Così l'ipercritica finisce
per contraddirsi perché ritiene di non dover sottoporre le proprie
tesi a nessuna procedura di controllo e di verifica. Le tesi in
questione, solo perché sono le proprie,
sono dall'ipercritica considerate automaticamente vere.
A
proposito di quelli che Abelardo definiva iperdialettici,
appunto il maestro Bretone osservava: “Essi non usano, ma
abusano dell'arte dialettica.
Noi infatti condanniamo la falsità della sofistica, non la
conoscenza della dialettica.”1
E
sempre Abelardo si collegava al S. Agostino del De doctrina
christiana che diceva: “Si
deve tuttavia evitare la smania del contrasto dialettico ed una certa
puerile ostentazione della propria capacità di trarre in inganno
l'avversario.”2
Ma
a me pare che la definizione latina usata da Agostino e ripresa da
Abelardo renda di più: infatti, “smania del contrasto dialettico”
va benissimo come senso, ma il testo appunto latino dei due recita
libido rixandi; il che
rimanda alla libidine
(o voluttà) ed alla
rissa. E' come se una
sola espressione racchiudesse un piacere quasi fisico nello
scontrarsi con l'avversario, che si cerca di “sottomettere” come
per soddisfare una sorta di violenta sensualità... sia pure di tipo
intellettuale, quindi più raffinata ma proprio per questo, in un
certo senso più perversa...
Niente
insomma di più lontano da un vero amore o da una reale ricerca delle
verità, che anzi sembra presentarsi come subordinata al
soddisfacimento di una vanità o
di una libidine.
Nell''800
si occupò anzi preoccupò di questo problema anche Goethe, che a
proposito della dialettica osservò: “Purché questa capacità e
queste arti dello spirito non siano così spesso male impiegate e
utilizzate per rendere vero il falso e falso il vero. Certo- ribatté
Hegel, “questo accade, ma soltanto ad uomini che hanno lo
spirito malato.”3
Il
problema è quindi più che filosofico ed oggettivo, di tipo
morale-personale: ha insomma a che fare con una visione distorta
della filosofia e del rapporto
con gli altri esseri umani. Queste persone sono animate (come minimo)
da superbia. Una
persona come questa vuole: “Esaltare il proprio nome a causa di una
qualche novità e si vanta di fare affermazioni inusitate, che si
sforza di difendere contro tutti, per sembrare superiore ad ogni
altro, o perché la sua posizione non venga confutata e non appaia
inferiore alle altre.”4
Circa
costoro Abelardo aggiunge: “La loro arroganza è talmente grande
che credono non esista nulla che non possa essere compreso dalle loro
piccole ragioni.”5
In questa
polemica Abelardo aveva certo in mente anche Roscellino.6 Roscellino
cioè quello che come ricordato nella 15/a parte aveva dimostrato
tutta la sua delicatezza e solidarietà umana sbeffeggiando appunto
Abelardo per la sua menomazione sessuale e classificandolo così come
“quasi” uomo.
Bene,
ma l'ipercritica può
condurre anche alla sua assoluta mancanza:
il 2° pericolo cui ho accennato nella 14/a parte e verso la fine
della 16/a.
Secondo
Platone, infatti, si può diventare misologi cioè
persone che odiano o rifiutano i ragionamenti “come certi che
diventano misantropi.”7 Infatti tra il rifiuto o l'odio per gli
altri uomini (misantropia)
e quello per i ragionamenti (misologia)
esiste un legame strettissimo, che nasce anziché da un atteggiamento
sereno ed equilibrato, da un eccesso di fiducia misto forse ad una
certa ingenuità.
Cedo ora la
parola al Socrate di Platone, scusandomi per la lunghezza (però
necessaria) delle citazioni.
“Non c'è
male peggiore di questo odiare ogni discussione. Misologia e
misantropia nascono nello stesso modo. La misantropia nasce quando si
è riposta eccessiva fiducia in qualcuno, senza conoscerlo bene,
ritenendolo amico leale, sincero, fedele mentre poi, a poco a poco,
si scopre che è malvagio e infido, un essere del tutto diverso.
Quando questa esperienza si ripete più volte, specie con quelli che
stimavamo più fidati e più amici, si finisce, dopo tante delusioni,
con l'odiare tutti e col credere che in nessun uomo vi sia qualcosa
di buono.”8
Ecco
quindi genesi e sviluppo della misantropia,
un'esperienza davvero dolorosa e che spesso può toccare tanti di
noi. Al di fuori della filosofia, il poeta latino Catullo
canterà con grande sofferenza
del foedus, quel
“patto” che certi rivelatisi tutt'altro che amici,
hanno spezzato o tradito.
Approfondiamo
la relazione tra misantropia e misologia.
“Quando
uno presta, cioè, troppa fede a una tesi e la ritiene buona senza
conoscerla a fondo e poi in un secondo momento, gli sembra falsa, a
volte anche a ragione, ma a volte anche a torto, e quando questo gli
capita spesso (…). Ebbene, Fedone, sarebbe una cosa veramente
deplorevole se, con tutte le tesi vere e sicure che vi sono e vengono
riconosciute tali, soltanto per il fatto che ci imbatte in altre che,
pur essendo sempre le stesse, ora ci sembrano vere ora false, si
finisse per dare la colpa non
a se stessi ed alla
propria incapacità ma, per la stizza, agli argomenti
e si passasse tutta la vita a odiare e maledire ogni discussione
privandoci, così, della verità e della conoscenza della realtà.”9
Superfluo
ogni commento, direi.
Insomma:
ipercritica da una
parte e totale
rifiuto della critica dall'altra
conducono alla medesima conclusione
o al medesimo atteggiamento... cioè a non filosofare.
Chi
si serve dell'ipercritica assolutizza
il proprio pensiero, lo vede appunto come assoluto e
superiore a quello di ogni altro essere umano: il che equivale a fare
appunto del proprio pensiero qualcosa di divino,
cosa questa impossibile o assurda.
Chi
si dia al totale rifiuto della
filosofia, si priva di ciò che come essere sociale e razionale, lo
caratterizza.
Note
* Ho
pubblicato su questo blog le precedenti parti di questo post
rispettivamente: la 1/a il 25 /03/2008; la 2/a il 4/4/2008; la 3/a il
17/6/2010; la 4/a l’11/10/2011, la 5/a il 27/11/2011;
La
6/a il 15/11/2012; la 7/a l'8/12/2012.
Il
riepilogo di questo post (sino alla 7/a parte) è stato pubblicato il
21/02/2013.
Ho pubblicato l'8/a parte il 20/03/2013 e la 9/a il 14/09/2013; la 10/a il 5/10/2013, l'11/a il 30/10/2013, la 12/a il 16/11/213.
Ho pubblicato l'8/a parte il 20/03/2013 e la 9/a il 14/09/2013; la 10/a il 5/10/2013, l'11/a il 30/10/2013, la 12/a il 16/11/213.
Il
riepilogo di questo post (dall'8/a all'11/a parte) è stato
pubblicato il 13/12/2013.
La
13/a parte è stata pubblicata il 19/01/2014 e la 14/a l'8/02/2014.
La
15/a è stata pubblicata l'8/03/2104 e la 16/a il 13/06/2014.
1
Pietro Abelardo, Teologia del sommo bene, a
cura di Marco Rossini, Rusconi, Milano, 1996, p.100.
2
P. Abelardo, Teologia del sommo bene,
op. cit.,
p.100.
3
Eckermann, Colloqui con Goethe,
18 ott. 1827, in Eric Weil, Filosofia e società, Vallecchi
Editore, Firenze, 1965, p.13.
Il corsivo è mio.
4
P. Abelardo, Teologia del sommo bene, op.
cit., p.105.
5
P. Abelardo, Teologia del sommo bene, op.
cit., p.
107.
6
Ibid., p.280,
n.16. Per una visione più
completa degli “pseudodialettici” cfr. Ibid., p.280,
n.17.
7
Platone, Fedone, Garzanti, Milano, 1980, XXXIX, p.130.
8
Platone, Fedone, op.
cit., XXXIX,
p.130.
9
Ibid., XXXIX, pp.131-132.
I corsivi sono miei.
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Ho trovato interessante e ben scritta questa dissertazione tra ipercritica e totale rifiuto di ogni ragionamento, quello che tu chiami "misologia". Io posso osservare tali atteggiamenti quotidianamente, quando ascolto parlare di politica: c'è chi ritiene la propria come la verità assoluta o il rimedio perfetto per i mali che ci affliggono e c'è chi , invece, come me, si è stufata di cambiare idea ogniqualvolta le azioni di quel tal politico contraddicevano le sue precedenti dichiarazioni.
RispondiEliminaNoto anche la libidine che provano alcuni a controbbattere le tesi altrui facendo valere le proprie, "un piacere quasi fisico nello scontrarsi con l'avversario, che si cerca di “sottomettere” come per soddisfare una sorta di violenta sensualità... sia pure di tipo intellettuale, quindi più raffinata ma proprio per questo, in un certo senso più perversa..."
Non ho mai provato questa sorta di "piacere", che pur contraddistingue la natura umana, perchè sono convinta che la verità assoluta non esiste, ma ci sono tante verità quanti sono gli individui.
E' stato un piacere comunicare un po' con te, spero che avrai la pazienza di leggere il mio chilometrico racconto e spero di non annoiarti troppo. Saluti.
rif. Paola D.
RispondiEliminaRingrazio per la stima, Paola!
Io penso che le sole, chiamiamole così "stelle fisse" che dobbiamo avere (in politica come in filosofia, in arte come nella vita generalmente intesa) debbano essere: la giustizia, l'uguaglianza, il rispetto, la bellezza ed ovviamente, la libertà.
Libertà che senza quegli altri valori, diventa solo arbitrio e prepotenza, inganno e spesso, anche crudeltà.
Ho già letto il tuo racconto, che non mi annoiato affatto, credimi!
Tra non molto "passo" da te per farti sapere che cosa ne penso.
Intanto, ti saluto anch'io.
Mi piace che , tra le stelle fisse , hai inserito anche la bellezza: a me , che sono una cultrice della bellezza, fa molto piacere.
RispondiEliminarif. Paola D.
RispondiEliminaSì. infatti la bellezza è quel che rende la vita degna di essere vissuta e goduta.
Bellezza intesa come stile (ma non come sfoggio di eleganza), bellezza intesa come armonia, interiore ed esteriore, bellezza intesa come sincerità.
Buon fine settimana!