domenica 13 ottobre 2013
“La sfuriata di Bet”, di Christian Frascella
Ho scoperto questo romanzo
grazie alla libreria Bonardi di Amsterdam che organizza incontri e
presentazioni di libri italiani tradotti nella lingua locale. Essa
contribuisce così sia a diffondere la nostra letteratura sia a
combattere vari pregiudizi relativi al nostro Paese (terra solo di
mafia, scandali sessuali, O' sole mio
ecc.). Questa libreria invia (non solo a me!) delle e-mails
con cui aggiorna sulle sue attività.
Circa
La sfuriata
ero un po' dubbioso: non sarà, mi sono detto, il solito libro sugli
adolescenti... di solito rappresentati come brufolosi, eternamente
attaccati al pc, all'Ipod, all'Ipad, a facebook o ad altre diavolerie
e deliranti in uno slang intriso
di dialetto, italiano sgrammaticato, gergo televisivo e
pseudo-inglese?
Niente di
tutto questo.
Intanto,
Bet (Elisabetta) è ovviamente una ragazza del suo tempo: ma
all'interno di esso non vive come una ragazza ovvia.
E' imprevedibile, umorale, spesso sarcastica ma dirige il suo
sarcasmo anche verso sé stessa.
Sembra disillusa, quasi cinica: eppure si batte per difendere una
donna incinta dai modi direi troppo spicci di
un carabiniere, salva una donna anziana dallo sfratto, lotta con la
madre ed i colleghi che si trovano ad un passo del licenziamento.
La
classica ragazza impegnata ed inoltre immersa sia in letture sia in
ascolti musicali da combat rock?
Anche stavolta, domanda sbagliata. Inoltre lei odia i Doors, il
Siddharta di Herman
Hesse ecc. ecc.
Alla
soglia dei 18 anni vede tutto il marcio che dilaga nel nostro Paese
(e forse non solo nel nostro) come il maschilismo, lo sfruttamento
sul lavoro, il precariato, la fissazione per il “bel” corpo, il
carrierismo in politica, il culto del nozionismo ecc. Bet vede tutto
questo e lo dice;
senza girarci tanto attorno.
L'A.
ha il merito di non sovrapporsi a
Bet, insomma non la fa parlare come farebbe lui. Lei
parla come una 18enne di questi tempi, sia pure dotata di una forte
personalità: comunque non è lo stereotipo della
ragazza moderna.
Un altro grande merito
dell'Autore: ha fatto leggere il manoscritto alle ragazze ed ai ragazzi
dell'Istituto Giulio e del Liceo Gioberti di Torino che come scrive:
“Hanno avuto la pazienza di ricevermi in classe, profondendosi in
critiche attente e consigli fondamentali” (p.209).
Bene, la
Torino dipinta da Frascella più che la capitale italiana dell'auto è
una città molto cupa, talvolta caotica, flagellata dal vento e dal
gelo. Come in un'inquietante sensazione-(pre)visione di decadenza,
dai muri delle case trasudano umidità e presagi di sconfitta. Del
resto, disoccupazione e cassa integrazione sono realtà che si
respirano per strada ed attraversano i quartieri operai della città.
La
sfuriata che ad un
certo punto troveremo nel libro è già anticipata da frasi, pensieri
ed impressioni di Bet (che si considera responsabile della morte
della sorella) e che Frascella lascia fluttuare in modo libero ma mai
confuso.
In
un certo senso Bet è una dura, ma non va in giro a dimostrarlo. Non
ha troppe amiche né un ragazzo ma non fa la “carina” con
nessuno. Non ama lo studio ma la sua mente è in continua
ebollizione: e sempre su questioni alte...
anche se lei non sopporterebbe il termine.
Si
descrive così: “Penso che sono una ragazza del mio
tempo, e che non lo sono. Che abito nel mondo, e il mondo non mi
piace, e non mi sento adatta ad esso. E tra pochi mesi compirò
diciotto anni e finalmente potrò fare un sacco di cose che oggi non
ho proprio voglia di fare. Spero di volerle fare, però, spero di
sentirmi meglio, quel giorno, e di avere di nuovo dei desideri”
(p.188).
Molti di
questi pensieri non somigliano a quelli che avevamo anche noi...
quando sembrava che “i 18” ci avrebbero consegnato le chiavi del
mondo?
Poi “i 18”
arrivano, li superi anche di vari decenni e... be', in fondo è
sempre la stessa minestra: non puoi fare proprio quello che volevi o
quando lo fai, non ci provi più tanto gusto. Discorso complesso;
proseguiamo.
La
differenza tra Bet e noi diversamente 18enni consiste
forse in questo: noi avevamo dei desideri...
forse troppi? Chissà. Bet e molti suoi coetanei sperano di
averne. Del resto, sono capitati
in un mondo che non ispira troppa fiducia...
Ma
lei non si chiude in sé stessa o nella sua amarezza, perché diventa
consapevole del fatto che lei non è “il centro del
mondo. Sono”, dice, “un
pezzetto attaccato ad altri pezzetti e tutti insieme siamo
un corpo unico” (p.188. I corsivi sono miei).
Con
Bet l'A. ci ha regalato una figura di giovane donna che spero possa
smuovere un po' le acque della nostra … non sempre
entusiasmante letteratura. Grazie Christian, anche a nome di un
remotamente 18enne.
P.s.: grazie
anche alla signora Henrieke Herber per aver tradotto in neerlandese
(olandese) un testo non semplice come potrebbe (a prima vista)
sembrare.
Benché
non conosca la... tulipanica lingua, penso che la signora abbia fatto
sicuramente un ottimo lavoro. Nel mio blogroll trovate il link al suo
blog che è www.henriekeherber.nl
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Bella presentazione, la tua! :) Vien voglia di leggerlo questo libro.
RispondiEliminaLa tua analisi corrisponde all'idea. grossomodo, che io ho degli adolescenti di oggi. Forse perché ho lavorato con loro( e studiato su di loro) per tanto tempo che so perfettamente che lo stereotipo che grava su di loro è ingeneroso e, in fin dei conti, lontano dalla realtà.
I ragazzi per come li conosco io, son cinici perché devono "dimostrare" - magari solo a se stessi - che son adulti, non hanno perso del tutto - come gli adulti - la bellezza dell'idealismo; forse oggi hanno perso solo un po' di curiosità verso il mondo, hanno perso un po' di sicurezza verso se stessi e la società... che compensano con molto entusiasmo.
Di sicuro hanno perso la voglia di studiare, qui ipotizzo, forse perché hanno visto una intera generazione che ha impegnato anni ed anni di lavoro e che una volta preso un titolo di studio, questo si è rivelata carta straccia...
Mi sa che lo acquisto questo libro... non lavoro più insieme ai ragazzi, ma il mio interesse verso il loro mondo nn è venuto meno...
ps: on conosco l'olandese, e scrivi che non lo conosci nemmeno tu, come hai fatto a capire che la sua traduzione era ottima? Me lo sono chiesto, e te lo chiedo, spero di non urtare la tua sensibilità :)
rif. Perla
RispondiEliminaCiao Francesca!
In effetti, è vero: spesso consideriamo i giovani (soprattutto gli adolescenti) in modo piuttosto ingeneroso.
Così, come diceva Gramsci, scordiamo d'esser stati giovani anche noi... nè ricordiamo che tipo di giovani eravamo.
Allo stesso tempo, poichè ho lavorato e lavoro anch'io con loro (come insegnante, purtroppo molto precario) riscontro in molti/e di loro una certa immaturità e/o apatia.
Immaturità e/o apatia di cui però sono responsabili anche loro. Anche questo va detto.
Lingua olandese, traduttrice ecc.; che dire?
Certo, da parte mia si tratta di una apertura di credito.
Comunque da miei (benchè recenti ed in italiano) scambi di opinioni con la signora Herber, sono sicuro che da parte appunto della signora la conoscenza della nostra cultura includa senz'altro anche la necessaria versatilità per tradurre un nostro testo nella sua lingua-madre.
In ogni caso non hai urtato la mia suscettibilità. Nessun problema.
Buona domenica!
Buona domenica Riccardo!
RispondiEliminaSpero di riuscire a leggere questo romanzo che sembra molto interessante per capire i nostri ragazzi.
Un abbraccio
Nou
Mi incuriosisce riscontrare la bella differenza fra una diciottenne di adesso,ed una trapassataremotissima diciottenne(tanto per distanziarmi da te):
RispondiEliminacercherò il libro.
Molti buoni libri scompaiono fra le produzioni più paludate e pubblicizzate da case editrici,autori,stampa,librerie,ed è un peccato,perchè nei piccoli centri stanno scomparendo anche le librerie ,dove si poteva curiosare sfogliare e scegliere.
Grazie Riccardo,sai sempre suscitare l'interesse di chi ti legge,almeno per me è così (filosofia a parte,ma un giorno di questi mi impegnerò..)Ciao
rif. Nou
RispondiEliminaBuon lunedì e scusa il ritardo nella risposta!
Sì, si tratta davvero di un bel libro.
Scritto, tra l'altro (il che non guasta) in modo molto scorrevole ma quanto ai concetti, parecchio "denso."
Non si tratta però di una densità... pesante.
Ti abbraccio anch'io ed a presto.
rif. Chicchina
RispondiEliminaEh, ma che cosa importa, in fondo, essere "traspassataremotissima diciotenne" ed esserlo un po' o anche molto meno?
Non di rado mi imbatto in 18enni che sono tali solo per una questione anagrafica, ma poi la loro mentalità mi ricorda il Medioevo...
Questo libro è stato edito da Einaudi, il che dovrebbe garantirgli una certa visibilità.
Ma purtroppo è verissimo che nei piccoli centri... e forse anche in quelli medi, tante librerie scompaiono.
Il che fa segnare un regresso, un arretramento sul piano della mentalità e del senso critico.
Ti ringrazio per la stima ma quanto alla filosofia, non fartene un problema: come diceva Pascal: "Burlarsi della filosofia significa veramente filosofare."
Ciao!
Grazie per le belle parole.
RispondiEliminarif. Christian Frascella
RispondiEliminaGrazie mille all'Autore per averle apprezzate.
Hai fatto una buona ed efficace recensione, che mi ha fatto venire (e credo non solo a me) voglia di leggere il libro.
RispondiEliminaSemmai ne riparliamo.
Ciao
riprovo (il primo commento che ho lasciato è sparito):
RispondiEliminami sembra un'ottima recensione e soprattutto efficace perché (e mi pare non solo a me) ha fatto venire voglia di leggere il libro.
In caso ne riparliamo
Grazie, ciao
rif. nina
RispondiEliminaTi ringrazio, Nina.
A me il libro è piaciuto molto ed inoltre, l'ho letto con un sottofondo (alternato) di Bach e di blues che ho trovato piuttosto appropriato.
A presto da te!
Io un adolescente l'ho ancora in casa, sono quindici anni che turnano adolescenti in casa mia... sono tutti diversi anche se tutti uguali, come noi ai nostri giovani anni, stanno esplodendo, uscendo dallo stadio intermedio, come ninfe fragili e digiune si trasformano in adulti che dovranno avere un ruolo nel mondo. Tutti i diciottenni hanno il “diritto di precedenza”, anche solo per la fatica che stanno facendo. Non vorrei mai tornare a quel delicato e indispensabile "strazio".
RispondiEliminaA tutti i diciottenni un fortissimo "in bocca al lupo" perchè che non si rimbozzolino!!!
Predo nota... ma ci sarà attesa :(
rif. alicemate
RispondiEliminaAh, neanch'io vorrei tornare allo "strazio" di cui hai parlato... proprio no!
Dover rifare tante cose (parecchie piuttosto dolorose o comunque poco gratificanti), dover studiare ancora tanto ed in compagnia, del resto, di persone così poco interessanti...
Per non parlare dei divieti, dei rifiuti, delle ansie ed anche di qualche paura...
Un in bocca al lupo alle diciottenni ed ai diciottenni anche da me... anche perchè forse, vivono in tempi che sono perfino più difficili di quelli che abbiamo dovuto "guadare" noi!
Buon fine settimana e ciauz!
Questo me lo compro, Riccardo. Grazie
RispondiEliminarif. Licia Titania
RispondiEliminaE scoprirai che ti sarai fatta davvero un bel regalo. Sicuro!
Salutone e buona domenica!