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martedì 8 aprile 2008

“Gli esami” di De Filippo (parte seconda)

Speranza è un uomo buono, intelligente, dedito al lavoro. Gigliola appartiene ad un ambiente altoborghese e questo non sarebbe in sé un male: ma la famiglia l’ha sempre tenuta sotto una campana di vetro. E lei è volubile, superficiale ed ha un segreto…
La Spina c’è sempre. Quando Guglielmo ha una storia d’amore con la profumiera Bonaria, sospetta che l’autore delle solite voci sia il fraterno amico, poi si ricrede. Invece Furio non solo mette in giro delle voci ma spiffera tutto a Gigliola; però, nel corso di un drammatico chiarimento Gugliè apre gli occhi, dichiara che in fondo ha sempre trovato fastidiosa la presenza di uno come lui e gli intima di sparire. Egli vuole togliersi il “vestito da fesso” che altri gli han messo addosso “a viva forza.”
Per La Spina, con o senza quel vestito rimane comunque un fesso. Qui egli rivela tutta la sua pochezza morale ed intellettuale: per lui, un uomo che vive per il lavoro e per una famiglia che pure non gli dà le soddisfazioni che desidererebbe, è un fesso. Uno che si confida con qualcuno che ritiene amico, è uno stupido. Per questo faccendiere e maestro d’espedienti, l’intelligenza è un imbroglio o una stravaganza. Inoltre, egli vuol far credere a Guglielmo d’essere quel che lui è: un “arrampicatore”.
Furio non può o non vuole capire il rifiuto di Gugliè dei che la “legge del vivere civile” ti costringe a pronunciare quando i no “salgono alla gola come tante bolle d’aria”: quei sì estorti ma che devi rispettare per non passare da “fuorilegge.” Il tutto ricorda quel che Bacone chiamava idola fori, idoli della piazza: false nozioni, pregiudizi che ostacolano il cammino verso il bene e la verità.
La sola debolezza di Guglielmo (ammesso che sia tale) sta nel suo essere uomo che si interroga su ciò che fa e talvolta nel turbarsi troppo per le voci. Ciò non gli impedisce certo d’agire: infatti raggiunge e con le sue forze il successo. La Spina rimarrà sempre un misero arrivista.
Ma costui intuisce nell’amico l’esistenza di una certa propensione all’autoanalisi, che tende a sfociare in scrupoli e dubbi anche eccessivi. Però in Gugliè ciò si spiega col suo essere uomo serio e rigoroso, che continuamente cerca di migliorarsi. Egli ritiene che in questa sua ricerca, in questo lavoro che compie su di sé non possa astrarre del tutto dalle idee altrui, come se fossero irrilevanti. E’ uomo tra gli uomini e lo sa.
Tuttavia Furio sa approfittare di tutto ciò rivelandosi così il peggior nemico di Guglielmo. Come leggiamo ne L’inizio della retta guida di Al Ghazali (1059-1111): “Guardati dal tuo nemico una volta/ e guardati dal tuo amico mille volte!/ chè forse il tuo amico si rivolta/ ed allora sa meglio come farti del male.”
Eccoci ora al segreto di Gigliola: ben prima che Guglielmo avesse la sua storia con Bonaria, ne ebbe una lei… la martire, la donna irreprensibile e timorata di Dio. Inoltre, al suo ritorno da lunghi e frequenti viaggi di lavoro, lui trova i figli battezzati e cresimati: in aperta violazione dell’accordo che avevano da fidanzati, di lasciare i figli liberi di compiere quelle scelte da adulti. Dietro le quinte, insieme a tanti amici e parenti c’era anche la gentildonna Maria delle Grazie Filippetti Ullèra coi suoi saggi e disinteressati consigli…

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