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sabato 24 novembre 2007

Danni morali a chi?

Di recente gli ex-sovrani d’Italia hanno chiesto al nostro Stato un risarcimento di 260 milioni di euro per “danni morali.” Pensano che l’esser stati, dopo la sconfitta nel referendum del 2/8/47, esiliati, abbia violato i diritti dell’uomo. Tale richiesta è offensiva. Usa infatti questo termine l’avv. Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Egli si riferisce all’approvazione da parte di Vittorio Emanuele III delle leggi razziali del 5/9/38 (cfr. Gazzetta Ufficiale 13/9/38, n.209). Nel '97 un Savoia ha definito quelle infami leggi “non poi così terribili”! Gattegna ricorda a tanti smemorati la guerra combattuta dall’Italia fascista a fianco della Germania nazista: il tutto con l’appoggio dei Savoia. In seguito, nei lager morirono 8500 ebrei italiani. Aggiungo che alla destituzione di Mussolini il re non revocò quelle leggi e che dopo l’8 settembre i Savoia fuggirono a Brindisi (9/9/43).
Alla base di tutto stava una loro antica e profonda vocazione… antidemocratica: durante la marcia su Roma (ottobre ’22) il re non volle firmare il decreto di stato d’assedio proposto dall’allora presidente del consiglio Facta; rinunciò così a contrastare il fascismo. Anzi, offrì a Mussolini l’incarico di formare il nuovo governo (28/10 22). Quando (maggio ’24) come dice Diego Fusaro il sen. Campello presentò le prove della responsabilità fascista nell’assassinio di Matteotti, il re si nascose il viso dicendo d’essere “cieco e sordo” e che suoi occhi ed orecchie erano camera e senato: proprio quelle dominate con pugno di ferro da Mussolini, che come è noto dichiarò che avrebbe potuto fare di quell’aula “sorda e grigia” un bivacco per i suoi uomini.
Inoltre, i Savoia non contrastarono lo squadrismo fascista, che si scatenò dal primo dopoguerra al ’22 ed oltre, con tutto il suo carico di omicidi, stupri, umiliazioni, torture, incendi… Il re fu felice di fregiarsi del titolo di imperatore d’Etiopia, dopo che tale Paese fu conquistato grazie ad una guerra che comportò da parte dell’esercito italiano l’uso massiccio di gas e la violazione di tutte le leggi, incluse quelle di guerra. Che tanti smemorati leggano le opere di Del Boca.
Si pensi poi alla decorazione militare conferita dal re buono Umberto I al gen. Bava-Beccaris per aver fatto cannoneggiare ed uccidere a Milano (1898) decine di persone che protestavano per il carovita. La medesima politica militare fu sempre applicata per reprimere scioperi, manifestazioni e contro chiunque si opponesse al potere regio e padronale. Mack Smith prova che Vittorio Emanuele II, re galantuomo parlò di “compiere un massacro” dei seguaci di Garibaldi, che potevano arrivare a Roma prima del suo esercito e dichiarò ad 1 ambasciatore inglese che si poteva governare l’Italia solo con le baionette o con la corruzione. Mack Smith ne La storia manipolata prova che i Savoia fecero spesso uso d’entrambi i sistemi. Genova, Ancona e Gaeta furono regalmente bombardate e per molto tempo, in Sardegna, gli oppositori alla real casa erano marchiati a fuoco, come il bestiame.
Si dirà: è il passato e comunque la richiesta savoiarda andrebbe accolta con un sorriso; ma più si considera la loro storia e meno si trovano ragioni per farlo. Gli ex-regnanti non hanno mai riconosciuto le loro colpe, né tutt’ora rinunciano alle prerogative dinastiche, in ciò mantenendo un legame non solo sentimentale col quel passato. Qualche anno fa, dall’esilio promulgarono una legge: come se regnassero ancora! Dopo tutto questo, ora con quale diritto storico, morale o politico avanzano certe pretese?

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