Un film è una creazione molto complessa: in esso troviamo elementi come la trama, la regia, la fotografia, la colonna sonora, la sceneggiatura, le riprese in esterni, quella in interni, le luci ecc.
Del resto, come dice Adele Parrillo, Autrice del grande romanzo-rèportage Nemmeno il dolore (che consiglio a tutti) nonché aiuto regista di Alberto Lattuada, Beppe Cino, Lamberto Bava ecc., è sfibrante lo stesso lavoro dell’aiutoregista. Richiede un paziente lavoro di mediazione con la produzione, con gli attori, la distribuzione, con lo stesso regista…
Quello che quindi a noi sembra un prodotto facile e divertente, in realtà non lo è. Anche l’arte è lavoro. Certo non è come lavorare in fabbrica o in miniera, non voglio mica dire questo.
Ma per me anche il film che realizzi la miglior alchimia tra gli elementi che ho sin qui nominato necessita di un particolare tipo umano. Si tratta degli attori. Senza nulla togliere a tutto l’entourage artistico-organizzativo che ruota attorno a un film, gli attori e le attrici sono quelli che si espongono al fuoco degli sguardi degli spettatori.
Ho ammirato moltissimo Mastroianni, che secondo me passò in modo davvero convincente dal tipo quasi del latin lover a quello dell’uomo che soffre, pieno di dubbi, di paure e comunque, insicuro. Ricordate film come Una giornata particolare di Scola, Oci ciornie di Mikhalkov e Sostiene Pereira di Faenza?
Inoltre, secondo me il Pereira tratto dall’omonimo romanzo di Tabucchi regge senz’altro il confronto col libro.
Vedo un nuovo Mastroianni in Gerard Depardieu, immenso in un film come Il colonnello Chabert di Yves Angelo: la stessa o almeno molto simile umanità dolente portata in scena dal grande romano negli anni della maturità.
Depardieu mi era già piaciuto in Ciao maschio di Ferreri. Vabbe’, qualche mia maliziosa lettrice dirà che in quella pellicola mi era piaciuta molto di più Ornella Muti. Andiamo avanti, va bene?
A Mastroianni ed a Depardieu associo Sean Penn, straordinario in Mystic river di Eastwood e nel Mistero dell’acqua della Bigelow. Sean dovrebbe gigioneggiare un po’ meno; ma pian piano ci sta riuscendo, il ragazzo.
Del resto, gigioneggiano anche De Niro e Jack Nicholson che arrivati a questo punto della carriera, temo proprio che non la smetteranno più. Al Pacino, invece, mi sembra più libero… da sé stesso.
Ma ho trovato De Niro fenomenale nel Padrino parte 2/a (in cui interpretava Don Corleone giovane) ed in Mean streets di Scorsese. Guardavo i ragazzi dei miei corsi, difficilmente cresciuti nei quartieri difficili di Cagliari e rivedevo De Niro…
Di Nicholson ho amato, davvero!, Cinque pezzi facili, regia di Bob Rafelson. Mi basterebbe rivedere la scena in cui in un certo senso si confessa col padre, per commuovermi vergognosamente!
Vorrei parlarvi anche di Sophia Loren, Claudia Cardinale, Stefania Sandrelli, Sophie Marceau, Theresa Russell, Emmanuelle Bèart, Catherine Zeta-Jones ecc. perché non ho niente contro le attrici belle e brave.
Certo, non chiedetemi di considerare brava (e neanche attrice) Monica Bellucci.
Senti, Monica, non ce l’ho con te: sei una bravissima ragazza e la prossima volta che capiti a Cagliari per un seminario su Kant sarò lieto di invitarti un limoncello, ma secondo me tu ed il cinema non andate d’accordo.
Niente di personale… come dicono i killers nei films americani.
Comunque di attrici parlerò la prossima volta.