Questo pomeriggio siedo tutto
solo nella mia cucina. Nessun bicchiere davanti a me, nessuna
caffettiera più o meno fumante, nessuna radio che mitragli canzoni.
Se attraverso il salotto posso
sentire l'anziano amico di Emerson (il filosofo, non il musicista)
chiedergli: “Dunque che cosa farai?”, e lui: “Seguirò la voce
del mio cuore.”
Quell'altro: “Ma potrebbe
anche essere la voce del Diavolo.”
Finardi
con Sugo mi riporta il
suono ed il sapore degli anni '70.... molte canzoni del disco sono
invecchiate bene, sapete? Penso a Musica ribelle,
La radio, Voglio,
La C.I.A e ad Oggi
ho imparato a volare.
La pioggia è andata via, penso
che si sia spostata verso o sopra il mare, magari per fare il verso
al vento.
Comunque potrei cogliere al volo
qualche goccia di pioggia e volare a Venezia per una bella corrida:
come dice el Marcèl Brusegàn, anticamente, a Venexia,
si facevano... eccome!
Esploro la
Serenissima con un vecchio e scalcagnato canotto cagliaritano: la
città sembra deserta ma so che (dietro le finestre di aristocratico
legno vecchio) mi osserva, mi studia e stende svariati capi d'accusa.
Così accuso
il colpo e spicco il volo verso Salzburg o Salisburgo che dir si
voglia: Mozart e Thomas Bernhard sono lì, alla stazione... con in
mano una fisarmonica ed un clavicembalo.
Bernhard:
“Ma benedetto ragazzo, ancora due minuti e ce ne andavamo! Ma sai
quanto pesa un dannato clavicembalo?!”
Con
l'armonica suono distrattamente qualche accordo blues mentre Keith
Richards ridacchia, accordando la chitarra elettrica.
Butta lì
che: “Lennon sta arrivando, anche se dubita di trovare Vivaldi
sobrio.”
Bernhard
esegue un paio di gorgheggi mentre Keith piazza due pennate che
spaccherebbero una montagna.
Io conservo
la penna e tiro fuori la mia macchina da scrivere modello sumerico:
sarà una lunga, lunga notte di canzoni, visioni e scrittura.