venerdì 12 luglio 2019

Minestrone, mon amour!



Francamente, al minestrone preferisco di gran lunga la pasta alla carbonara (per non parlare dell'agnello arrosto o dei tortellini in brodo).
Perciò, il minestrone di cui parlo è uno zibaldone di pensieri, ricordi, impressioni su qualsiasi cosa mi salti in mente e fuori dalla penna.
Spero che il minestrone in questione possa convincere allieve ed allievi di quanto sia rilassante, e perfino divertente, l'operazione dello scrivere. Un'operazione fortunatamente non chirurgica, ma solo letteraria e forse, anche psicologica.
Sempre ammesso che io con la psicologia c'entri qualcosa.
Del resto, potrei benissimo non avere una psiche; quanto alla logica, meglio lasciar perdere.
Bene, mi trovo da settembre in una scuola molto lontana dalla mia Karalis Casteddu Caller Kar-El cioè Cagliari, ma molto vicina alla mia idea di scuola: colleghi e colleghe a cui posso collegare, insomma trasmettere, le mie idee di insegnante e (già che ci sono) anche di essere umano; allieve ed allievi che sanno che cosa sia il rispetto; bidelli e bidelle davvero amichevoli.
Comunque, stamattina il sole inizia a brillare (sebbene non a scaldare) come piace a me... ed il sole è uno dei miei migliori amici, soprattutto quando corro. “Marocchinu”? Forse. L'importante è che le soleil mi aiuti a sudare. Dimagrire è un po' più difficile, ma anche perdere acqua... beh, è un beginizio.
Stasera vedrò delle persone nel quartiere in cui abitarono i miei nonni ed anche il sottoscritto. Per fortuna il passato, intendo quello buono, non passa. Del resto, che cos'è il tempo? Solo un insieme di secondi, minuti, ore ecc. ecc.: però chi lo ha mai visto, the tempus?
Oggi a scuola si è parlato della reincarnazione. Ipotesi affascinante, ma anche inquietante: mi seccherebbe reincarnarmi, magari in un animale che potrebbe essere macellato in occasione del pranzo pasquale. Eppure, in tutto il mondo, alla reincarnatio crede un sacco e mezzo di gente
Bene, ora chiudo. D'altronde, se vuoi aprire, devi anche chiudere. Prima o poi. Bisogna solo cercare di farlo con eleganza, affinché la porta della scrittura non sia chiusa malamente. Sprangarla, poi, sarebbe anche peggio.