Dovrebbe essere scontato che per
vivere, gli esseri umani devono lavorare; ed in modo dignitoso.
Dovrebbe essere chiaro che il
lavoro deve essere retribuito in modo giusto, adeguato.
Dovrebbe essere chiaro che sul
posto di lavoro, le norme ed i contratti devono essere rispettati sia
dal lavoratore sia dal datore.
Dovrebbe essere evidente che
nessun datore possa usare la violenza fisica o psicologica nei
confronti di chi lavora.
Ma a queste più che ovvie
considerazioni, alcuni ribattono: “Belle parole. Tu vuoi fare della
filosofia, ma la realtà è un'altra cosa.”
Filosofia la mia? Può darsi, ma
se la intendiamo come un tentativo di capire, attraverso la ragione,
la realtà. Non si tratta quindi di qualcosa di “astratto.”
Infatti, che cosa possono fare gli esseri umani, che sono esseri
razionali, se non
utilizzare ciò che li caratterizza cioè la ragione?
Devono usarla per forza, perché quella è la loro natura: così come
è nella natura del pesce nuotare.
Ma
vediamola, questa realtà.
Oggi vorrei
parlarvi di una fatto gravissimo rivelato nei giorni scorsi da
giornali e tg. Come fonte sono ricorso a bari.repubblica.it del 19
giugno 2017.
I fatti.
Nel
Brindisino, sono state arrestate 4 persone che sfruttavano e
minacciavano, oltretutto approfittando del loro “stato di bisogno”,
15 donne che dovevano lavorare più di 8 ore al giorno “a fronte
delle sei ore e mezzo previste dal contratto.”
Dalla paga
sarebbero stati poi scalati 8 euro per il trasporto da Villa Castelli
(Brindisi) e da altri comuni del Brindisino e del Tarantino, per
essere condotte “nel Barese.” Così, dalla paga giornaliera di 55
euro, si scendeva a 38.
Aggiungo
che ipotizzando una settimana lavorativa piena, cioè di 7 giorni su
7, un'ora e mezzo (facciamo anche 2) di lavoro in più al giorno,
significa 14 ore a settimana di lavoro gratis.
Questa
pessima vicenda è emersa perché una delle donne ha raccontato agli
investigatori di essere stata picchiata
per aver chiesto “la regolarizzazione del contratto.”
Le persone
arrestate: “Michelangelo Veccari, la compagna Valentina Filomeno,
Grazia Ricci e Maria Rosa Putzu.”
Le 4 persone
arrestate gestivano un sistema tristemente efficiente: il giro era
gestito da Veccari-Filomeno, le altre 2 arrestate si occupavano una
di “procacciare la manodopera” ed un'altra, era una dipendente
dell'azienda ritenuta “committente.”
Il clima di
paura e di ricatto è stato provato anche dalle intercettazioni
telefoniche. In una una di queste si sente: “Alle femmine pizze e
mazzate ci vogliono, altrimenti non imparano”; in un'altra:
“Femmine, mule e capre tutte con la stessa testa.”
Non sappiamo
(benché pare che qualche giornale abbia avanzato questa ipotesi) se
via siano state anche minacce o avances di tipo sessuale, ma il
quadro mi sembra abbastanza pesante anche così.
Comunque,
in tante parti del sud, spesso la situazione di chi lavora nelle
campagne è questa: sfruttamento, botte, minacce, ricatti di vario
tipo. Non di rado, della gestione di questo genere di “lavoro” si
occupano mafie e camorra. E come sappiamo, molte aziende sono controllate da certe
organizzazioni.
Ma
talvolta, dati i profitti che
si possono ottenere con certi aiutini, forse si può parlare più che
di controllo, di una cordiale... collaborazione.
Stroncare
questo sistema feudale e mafioso è una delle emergenze di questo
Paese: non si può assolutamente ammettere che chi lavora nei campi
di ciliegie, nelle vigne o si occupa della raccolta dei pomodori,
debba vivere in condizioni semi-schiavistiche. Altro che filosofia!