Il pezzo si trova in Beggars
banquet (1968).
Musicalmente
parlando, non si tratta di uno
dei pezzi migliori delle Pietre Rotolanti. Mi dispiace dir questo
perchè (come molti sanno) Keith Richards è mio zio e Ron Wood è
mio cugino; Charlie Watts, invece, è mio compare d'anello.
Che io sappia io, e Mick
Jagger non siamo parenti, ma lui passa
ogni tanto nei pressi del mio condominio... dove dà una mano come
imbianchino e fa lavori di giardinaggio; così, lo invito a casa mia
per un caffè.
Posso così
dire d' essere (tutto sommato) in buoni rapporti col cantante dei
Rolling Stones.
Il brano è a
tutti gli effetti un pezzo country, ma secondo me quando gli Stones
si avventurano in quel campo, lo fanno con finalità satiriche.
Infatti in questi casi la voce di Jagger è strascicata e lamentosa
come se volesse parodiare il modo di cantare di un cowboy che non
riesca a smettere di sbadigliare.
L'accompagnamento
musicale (mi riferisco soprattutto ai violini)
è molto mieloso e prevedibile. Niente a che vedere, insomma, con la
dolente compostezza di Hank Williams, con la grinta del John Fogerty
di Blue ridge mountain blues,
l'elegante malinconia del Jackson Browne di Late for the
sky né col country-rock di
Steve Earle ne El corazon.
Mi
pare anzi che con la musica di Factory girl gli
Stones abbiano voluto prendere in giro il country più sdolcinato e
sentimentale. I nostri ripeteranno questa operazione circa 10 anni
dopo con Faraway eyes (contenuta
in Some girls).
Tuttavia
Factory girl presenta
un testo molto interessante. In
fondo, anche questa è una canzone d'amore: ma sfugge sia al pericolo
di un eccessivo romanticismo sia a quello del famoso cinismo stile:
“Sdraiati subito qui, baby, così io ti
ecc. ecc.”
Intanto,
Factory girl significa
ragazza operaia. Siamo
ben lontani dalle dive del jet-set o dalle classiche sexy
bombs.
Il
protagonista sta aspettando: “A girl who's got curlers in
her hair”, una ragazza che ha
i bigodini nei capelli. Inoltre lei non il becco di un quattrino e
loro per spostarsi “prendono il bus.” Il bus, mica la limousine.
Non
è una bellezza: le sue ginocchia “are too fat”,
sono troppo grosse/grasse, non porta cappelli ma sciarpe e: ”Her
zipper's broken down the back”,
ha la cerniera rotta sulla schiena.
Evidentemente
la vita di fabbrica è fatta di costanti sacrifici: quelli che deve
fare sempre chi lavora duro e che non permette alla ragazza di
atteggiarsi a bambolina o di darsi allo shopping... per il quale, del
resto, non avrebbe neanche i soldi.
Lui
e lei finiscono spesso per sbronzarsi, forse anche per picchiarsi ed
il venerdì sera appunto si ubriacano ma: “She's a sight
for sore eyes”, è un balsamo
per occhi addolorati.
Il vestito di
questa ragazza è pieno di macchie e certo, forse molte delle
immagini qui usate dagli Stones sembrano caricaturali: infatti, perché mai
una ragazza che lavora in fabbrica dovrebbe essere per forza così
trasandata?
Ma
anche al di là di questo Factory girl rende
questa ragazza, questa giovane operaia davvero simpatica: fa venire
voglia di diventarle amico, non solo amante.
Lei
ha qualcosa di Ruby Tuesday ma
senza la sua aria svagata, senza i suoi sogni e le sue illusioni. Del
resto, lei non può certo permettersi di mollare tutto.
Sicuramente ha un affitto da pagare,
dei debiti, delle rate, a fine giornata è stanca morta e più in
generale, non ha nessun corteggiatore vanesio sempre pronto a
regalarle fiori o gioielli. Con
Factory girl gli
Stones ci hanno presentato una ragazza che sgobba e che non ha tempo
né voglia per scherzi o banalità. E' un'operaia.
E noi, che come lei dobbiamo sbatterci ogni giorno per trovare o
mantenere uno straccio di lavoro, la capiamo e le vogliamo
bene.