Questo bel libro di Fabio Melis
ha come sottotitolo Una storia cagliaritana, che però lui ha avuto il
merito di non circoscrivere solo all’ambiente sardo ed appunto cagliaritano.
Egli ha insomma utilizzato la sua (che è anche la mia) città come
specchio o lente per scrutare il mondo.
Pare che una volta Tolstoj abbia
detto: “Parla di Parigi e sarai provinciale; parla del tuo villaggio e sarai
universale.”
Penso che intendesse dire che
data la fondamentale (benchè non assoluta) somiglianza dei sentimenti e delle
passioni umane in tutto il mondo, uno scrittore che sia dotato di
talento saprà descrivere gli uni e le altre partendo da una realtà anche
piccola… per poi allargare il suo sguardo sul mondo.
Ed è proprio quello che ha fatto
Fabio.
Ora, al protagonista della
storia, Andrea Manca, tocca un compito davvero ingrato: occuparsi della vendita
della casa di famiglia. Per lui (e forse per tanti di noi) quella non una
casa ma la casa.
Quella in cui sei cresciuto e che
ti ha visto trasformarti dal bambino che eri in uomo. La casa in cui hai visto
invecchiare e morire i tuoi genitori… il luogo che ha custodito gli
affetti, accolto le nascite, l’amore ma che ha anche covato scontri, noia,
solitudine.
Su tutte le figure del libro
spicca quella della madre di Andrea, Letizia… una figura di donna forte e molto
dolce ma nello stesso tempo quasi tragica. La dimensione appunto tragica di
Letizia risalta soprattutto da come, progressivamente, lei viene fagocitata da
un grave disturbo della personalità… al quale peraltro Fabio accenna con
evidente dolore ma anche con grande pudore.
Di lei, che aveva come solo svago
l’esecuzione al piano di brani di musica classica, Fabio scrive: “Il pianoforte
le fatto compagnia sino all’ultimo, quando è rimasta sola coi suoi ossessivi
ricordi e non veniva neanche più l’accordatore a donare un po’ d’armonia e
dolcezza al suono del suo strumento. E’ stato allora che la sua melodia… si è
lentamente involuta in un’atroce agonia.”
Ecco, queste frasi sono così
struggenti nella loro bellezza che non saprei proprio commentarle… preferisco
evitare.
Inoltre, finchè la signora stava
bene, aveva un modo d’essere che ad Andrea ricordava L’onorevole Angelina,
il grande personaggio interpretato dalla grandissima Anna Magnani:
“Determinata, generosa, libera, creativa, amante della giustizia, simpatica e
spontanea.”
Da La casa dei ricordi emerge
il quadro di una famiglia felice ma la cui felicità non è sempre piena o
assoluta, una famiglia in cui si scherza e si discute molto (per es. di Brera
ed anche di Pasolini) e che tutto sommato, vive in armonia ed è piuttosto
unita.
In casa Manca c’è tutto il
necessario, ma benché il capofamiglia sia uno stimatissimo professore di liceo, si è ben
lontani da quel vivere (come talvolta dice qualcuno che dovrebbe documentarsi
meglio) al di sopra delle proprie possibilità che viene rimproverato
alle famiglie italiane.
Dai Manca si vive dignitosamente
ma la loro vita è fatta di economie, lavoro, rinunce. E’ una vita quindi non di
lusso ma di sacrificio.
Molte delle cose di cui parla Fabio sono tipiche della nostra
generazione: per esempio il programma radio Alto gradimento coi suoi
stralunati personaggi, l’annuncio pubblicitario della Stock di Trieste
che precedeva l’altra trasmissione radiofonica, la calcistica Tutto il
calcio minuto per minuto.. che con mio padre, seguivo anch’io.
Appartengono un po’ alla nostra
generazione anche Gigi Riva, Corto Maltese, i Beatles, l’allunaggio ecc. ma
Fabio ha “reso” tutto ciò con affetto ma senza lacrimosa nostalgia. Non si
tratta insomma di un libro solo per noi che ormai siamo negli anta!
Inoltre, luoghi, fatti e persone
di quegli anni sono presentati in un modo che risulterà chiaro anche a chi è
molto più giovane, o non cagliaritano.
N.B: le stesse frasi o battute in
sardo o in dialetto cagliaritano sono tradotte.
Vorrei dire ancora tanto ma è meglio di no: leggete questo libro, che sa
dire parecchio da solo… leggetelo, non ve ne pentirete.Ah, dimenticavo, Fabio: chapeau!