Alt! Voglio rassicurare mia moglie: da quando ci siamo conosciuti non ho mai avuto storie d’amore con le bibliotecarie (né con altre donne appartenenti a qualsivoglia tipologia lavorativa).
Bene, chi mi segua attraverso questo blog o attraverso i miei libri avrò almeno intuito che mi piace leggere. Sì, posso immaginare la vostra meraviglia!
Ma a proposito del mio amore per la lettura vorrei raccontarvi un aneddoto.
Di solito si chiede alle persone famose di raccontare un aneddoto; io non sono una persona famosa né ho mai conosciuto persone di quel genere, ma ve ne racconto uno lo stesso.
Be’, una volta ho parlato col romanziere Massimo Carlotto e di recente (ad un convegno su Gramsci) con Giulio Angioni, mio vecchio prof di antropologia culturale ed anch’egli romanziere; di lui vi consiglio… caldamente Le fiamme di Toledo, Sellerio, Palermo, 2007.
Non posso però dire di d’aver conosciuto quegli scrittori.
Bene, una volta in una biblioteca dell’hinterland cagliaritano in cui presentai uno dei miei libri, dissi ad una bibliotecaria: “A me piace scrivere ma anche leggere.”
La bibliowoman scoppiò a ridere! Strano, in effetti la gente rideva più che altro quando (al liceo) venivo interrogato in fisica ed in matematica.
Ora che vi sarete asciugati le lacrime per l’involontaria battuta che scatenò l’ilarità delle bibliofemme, andiamo avanti.
Un alcolizzato frequenta le bettole ed i bar, un atleta le palestre, un killer le armerie. Uno che ama i libri frequenta le librerie e le biblioteche. Ma questo lo sapete; del resto, lo so perfino io!
Bene, non so perché ma di rado io e le bibliofrauen andiamo d’accordo. Ho analizzato il problema a fondo, ma invano.
Che io compili male le richieste o le schede per il prestito? Mah, qualche volta sarò anche impreciso: ma questo non giustifica certi atteggiamenti gelidi, quasi sprezzanti.
Del resto, in queste cose raramente sono impreciso.
Una cosa che potrebbe però giustificare l’atteggiamento di qualche bibliomujer è questa: bazzico molte biblioteche, perciò chissà, forse a volte mi confondo circa alcune modalità di prestito e di restituzione. E' una possibilità, no?
Quando poi si compila appunto quella richiesta bisogna indicare esattamente la collocazione ed anche il numero di inventario, oltre a nome dell’A., titolo dell’opera, anno e luogo di pubblicazione ecc. e soprattutto ecc.
Ieri presso la Biblioteca Centro documentazione e studi sulle donne di Cagliari ho preso, della scrittrice austriaca (poi trasferitasi nell’ex-Germania Est) Maxie Wander Una vita preziosa, che in quella biblio ha come collocazione 836.914 wan e come n° di inv. 1672.
Oltre alle Fiamme di Angioni vi consiglio anche questo gran libro della Wander, che è una straordinaria raccolta di lettere e riflessioni sul tema soprattutto della malattia e della sua morte imminente, oltre che sull’amore, sull’arte, sulla giustizia.. eppure in tutto questo Maxie non assume mai un tono da prima della classe, né tragico o lamentoso.
In quella biblioteca non ho subito nessun atteggiamento glaciale; sì, quando ho iniziato a sfogliare una rivista di storia medievale, la bibliomulier ha detto con un tono da capufficio stile Gianni Agus: “Dopo lo rimetta a posto, eh?!”, al che io sono stato (temo) un po’ fracchiesco. Ma in effetti, aveva ragione lei.
Poi, una volta ritirato il libro della cara Maxie, la Lady of the books mi ha stupito con una grande finezza… mi ha augurato: “Buona lettura!” Non si trattava di parole di circostanza e le ho gradite moltissimo; perché un libro, regalato o prestato è un dono, è qualcosa che sia chi lo presta che chi lo legge spera possa essere gustato e condiviso. Come diceva Stendhal (e Nietzsche era d’accordo) “l’arte è una promessa di felicità.”
Quando tantissimi anni fa ero ko perché non trovavo del materiale per la mia tesi di laurea, una bibliozena della biblio di Sestu mi tolse parecchie castagne dal fuoco.
La professionalità di una bibliogirl del Centro di studi americani di Roma si rivelò più che fondamentale per la bibliografia della tesi in questione.
A Cagliari, una bibliomuchaca molto gentile della biblio universitaria mi è preziosissima per il reperimento di riviste e periodici rari.
Sempre in Casteddu (Cagliari) una Madame des livres della biblio provinciale si fece in 4 per trovarmi un articolo in cui si esaminava l’interesse che ebbe per Salgari Antonio Gramsci; il tutto con grande affabilità.
Una bibliofimmina della biblio regionale, oberata di lavoro ed assediata dai richiedenti mi ha detto dove trovare le opere di Aristotele: si trovavano all’ultimo piano di uno scaffale molto alto e mi ha pregato di prenderle da me, ma non ha assolutamente voluto che le portassi la scala.
Insomma, se ripenso a quelle che ho scherzosamente chiamato fallite storie d’amore, devo riconoscere che gli antichi equivoci contano quanto uno zero sfondato.
Senza le bibliofilles la vita in biblioteca sarebbe muy triste, perciò w le bibliotecarie. E non scherzo!