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sabato 23 gennaio 2016

Sole messicano e pallone


Benché il titolo possa ingannare, vi assicuro che questo post non parlerà dei mondiali di calcio disputatisi in Messico nel 1970 e nel 1986: i primi vinti dal Brasile di Pelè, i secondi vinti dall'Argentina di Maradona.
Per la cronaca; nel 1970 il Brasile batté 4-1 l'Italia di Riva e Rivera che pure aveva sconfitto per 4-3, in una partita ormai entrata nella storia, la Germania di Muller e Beckenbauer.
Nel 1986 l'Argentina di Maradona, Valdano e Burruchaga piegò la Germania per 3-2... questo benchè i tedeschi fossero riusciti a rimontare, portandosi sul 2-2 dopo l'iniziale 0-2.
E così, vi ho parlato dei mondiali del Mexico.
Passiamo quindi al vero oggetto del post.
Tra i 9 ed i 10, 11, 12 anni ecc., in estate io ed il mio amico Carlo “scendevamo” sotto casa per giocare a calcio.
Ora, sul concetto di estate dobbiamo intenderci bene: soprattutto nel sud della Sardegna ed a Cagliari, l'estate è una stagione che di solito inizia a fine aprile per terminare a metà ottobre.
Anzi, perfino il novembre 2013 è stato caldo come non lo ricordavo da decenni... ed io ne ho ben 5!
Quando da ragazzi facevamo vela (espressione questa che a Cagliari indica il marinare la scuola) ebbene, a novembre ci si concedeva volentieri un tuffetto al mare.
In effetti, “fare vela” mi sembra in linea col fatto la Sardegna è un'isola e che soprattutto Cagliari si trova proprio sul mare.
Però l'espressione “marinare la scuola” potrebbe far pensare alle anguille marinate, no? E quelle si “marinano” anche dove il mare non c'è.
Vabbe', andiamo avanti.
Con Carlo “scendevamo” sotto casa e nel nostro vecchio quartiere di Is Bingias (le vigne) c'erano soltanto: 2-3 palazzine, nessuna strada asfaltata, in lontananza la ferrovia e per il resto, aperta campagna.
Quando arrivavamo sul posto erano sempre le 15... il sole bruciava che sembrava avessimo preso un bus per l'Inferno, ovunque vedevi erba bruciacchiata e sofferente, le strade anzi gli spiazzi sterrati erano di un bianco innaturale, il sole picchiava sul terreno senza misericordia, ma noi giocavamo comunque: uno contro uno...
La temperatura doveva aggirarsi, svolazzando come una stupida avvoltoia, sui 35 gradi in su...
2 bambini che giocavano a calcio in quel mare di fuoco... c'eravamo solo noi perché come insinuavano i nostri amici, era “da grezzi”, da persone insomma prive di stile giocare alle 15.
In realtà era da eroi.
Infatti quegli altri arrivavano freschi freschi alle 17 e non avendo oltretutto i nostri piedi di legno, vincevano facile.
Una volta durante una partita “a tiri”(tirava prima l'uno poi l'altro, a turno e vinceva chi “arrivava” a 10 gol) ci apparvero Clint Eastwood e Lee Van Cleef.
Vincevo 9-8 ed il tiro decisivo spettava a me. Stavo per tirare de puntera (di punta) quando Clint sputò via il suo sigaro e disse: “Così non va bene, ragazzo. Devi essere leale. Devi!
Lee, ridendo: “Ma lascialo fare! Dopotutto, quel che conta è il risultato... non è così, texano?
“No, colonnello: lo sanno anche a Kansas City che il tiro de puntera è troppo forte e comunque, del tutto privo di classe.”
Carlo, furibondo: “Sta dicendo che sono un grezzo?! Ma come si permette, mister Eastwood, come si permette?!”
Calmati, Doc”, sibilò Lee Van.
Carlo si calmò e più tardi, scomparsi Clint e Cleef, mi chiese: “Ma perché il signor Lee mi ha chiamato “doc?”
“Semplice: quella è l'abbreviazione per doctor che in inglese significa dottore.”
Circa 20 anni dopo Carlo diventò effettivamente un medico. Sono sicuro che quando gli racconterò questo episodio e la profezia del grande Cleef (tutt'altro quindi che un brutto ceffo) lui mi consiglierà uno psichiatra. Sì, lo farà senz'altro. 
Ma vinsi quella partita: segnai il 10° gol tirando d'esterno, quasi all'ungherese.

4 commenti:

  1. Ricordi "fantastici" a margine di campi di calcio. Lettura gradevole. Buona serata.

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  2. rif. mari da solcare
    Grazie per aver apprezzato.
    In effetti, spesso mi piace mescolare la realtà dei ricordi con quella della fantasia...
    Che per me non è meno reale.
    Buona giornata.

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  3. rif. Silvia Pareschi
    Benvenuta o welcome che dir si voglia, Silvia!
    Sì, per gli scrittori funziona così... con qualche distorsione di tipo spazio-temporale... il che rende le cose molto più divertenti!
    A presto.

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