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domenica 21 marzo 2010

La musica, gli stati d’animo e le stagioni


La musica mi fa pensare allo scorrere del tempo, alle sue stagioni. Alcuni stili musicali ed alcune canzoni mi evocano certi elementi… con un’intensità tale quasi da trasportarmici.
Quando ascolto I’m a child, Sugar mountain e Comes a time di Neil Young (grandi soprattutto nel live Rust never sleeps) mi trovo sotto la neve, nel vento ed in mezzo alla nebbia dell’inverno o dell’autunno.
La chitarra acustica e l’armonica di Young mi portano al centro di foreste mai battute da essere umano; scende la notte e devo trovare del fuoco e riparo per la notte, prima che arrivino i lupi…
I violini di Vivaldi, nobili antenati della chitarra e dell’armonica di Young…soprattutto in quel movimento (se non erro) dell’Inverno in cui i violini si imbizzarriscono come cavalli. Cavalli di pioggia e vento che galoppano su per le scale di qualche antico palazzo veneziano.
Per me, in quel momento è come se la musica avesse accumulato una tensione emotiva, quasi elettrica… come quella di un temporale che deve scatenarsi. Ecco che allora, finalmente!, i violini accelerano (benché il ritmo si mantenga serrato).
Tutto ciò è molto simile a quello che provo quando ascolto Mannish boy di Muddy Waters: un rock-blues che mi fa sperare nell'esplosione di un bell’assolo di chitarra elettrica!
La chitarra c’è, insieme ad una batteria rocciosa, ad un’armonica che fa ritmo e ad una voce potente; ma la chitarra non scatta.
Quando invece, in certi rock, la chitarra esplode, libera così tutta l’elettricità e la tensione che si erano accumulate… la pioggia picchia alla grande, il vento strappa le porte dai cardini. Conduce l’inverno alle estreme conseguenze ma lo fa finire.
La primavera arriva con Vivaldi, con dei violini non pigri ma rilassati e gioiosi: in effetti, nella Primavera del Veneziano la melodia è anche incalzante, il tono di fondo è… un trillo. Con la sua Primavera è maggio o giugno. Si intuiscono l’estate, le cicale e l’aria tende all’afa.
La Messa da requiem di Mozart è un inverno pieno di gelo, di dolore e rimorsi; Wolfi, il piccolo, geniale lupo di Salisburgo ha offeso questo padre e l’Altro. Le voci che cantano requiem aeternam arrivano ad ondate, alternandosi alla musica; sono sommesse ed insieme minacciose.
3 secoli prima Villon era stata tormentato dal suono delle campane di Notre-Dame…
Ma l’autunno finisce con tutte le sue foglie svolazzanti, le nebbie e le piogge quando Max Weinberg guida con una rilassante batteria Secret garden di Bruce e della “E” Street.
Perché lei ha un giardino segreto, pieno forse di promesse. Vedo le foglie turbinare ancora ma ormai in lontananza, oltre il sentiero. Il tempo di Secret è rilassato ma attento, il sax di Clemons rimane sullo sfondo, si intuisce un violino… o è un synth?
Con Without you (anche questa, come Secret in Blood brothers) ci troviamo in piena estate. Senze di lei il protagonista si sente “triste”e “indifeso”ma il sax invita alla danza, la batteria gioca, gli altri musicisti si uniscono al coro, il piano tintinna; si spera che il tutto porti via le ombre della malinconia.
La musica di Without ricorda un po’ quella di Sherry darling (in The river) con un trascinante Clemons al sax, le chitarre più discrete e la band che trascina fuori il protagonista da una situazione in cui fanno capolino la disoccupazione, degli inquietanti “agenti in fondo al parco”e delle ragazze carine sulla spiaggia ma “così fuori portata.”
La musica è molto allegra benché leggendo tra le righe la storia raccontata non lo sembri tanto… comunque, forse anche qui si afferma, come in Badlands che “non è un peccato essere felici d’essere vivi.”

martedì 9 marzo 2010

Femminicidio. L’uccisione delle donne


Il termine femminicidio è abbastanza nuovo e significa uccisione di donne. Ora, spesso si definisce l’uccisione sia dell’uomo che della donna omicidio cioè uccisione di un uomo (homo).
Ma esiste anche l’uxoricidio, l’uccisione della moglie (uxor). Che la donna possegga una dignità sul piano semantico solo in quanto moglie?
Però “femminicidio” dirige la nostra attenzione sul fatto che la femina, la donna (il latino femina significa femmina, quindi donna) è spesso vittima di violenza, talvolta mortale in quanto donna.
Nel mondo la 1/a causa di morte per le donne è l’uccisione volontaria da parte di un uomo. Ciò è meno scontato di quanto non sembri: infatti si può morire anche per un incidente, di vecchiaia, di malattia, perfino per un’aggressione subita da un’altra donna. Ma le donne muoiono soprattutto assassinate e da uomini.
Il termine femminicidio ha una ben precisa origine storico-geografica: risale alla strage di donne della città messicana di Ciudad Juarez… là, per il giornalista Michele Cinque (che cita Amnesty International più varie altre fonti http://michele5.blogspot.com/): “Sono già più di 430 le donne assassinate e oltre 600 quelle scomparse dal 1993.”
Donne tra i 15 ed i 25 anni, che lavoravano nelle fabbriche della zona “guadagnando” 4 $$ al giorno per 10 ore di lavoro. Inoltre, come aggiunge Cinque, la città è infestata da oltre 500 gangs che spesso impongono ai nuovi aderenti (rito di ingresso o di iniziazione?) lo stupro di una ragazza. Si dirà: be’, sai, le gangs…
Eppure, secondo le statistiche fornite dal Centro di crisi di Juarez, Casa Amiga, il 70% delle donne che chiedono aiuto “sono state picchiate dai loro mariti” ed il “30% lo sono state da qualcuno che conoscevano.” Solo nel 2001 sono state presentate “4540 denunce per stupro (12 al giorno).”
Sono poi frequenti anche le “molestie sessuali e le minacce di licenziamento da parte dei supervisori e dei proprietari delle maquiladoras” (sorta di fabbriche) “alle donne che rifiutano le loro avances.”
Ciò anche grazie all’impunità del governo messicano: per il governatore dello stato di Chihuahua, Barrio Terrazas, le vittime di stupro e/o di assassinio erano responsabili “perché passeggiavano in luoghi bui e indossavano minigonne o altre mises provocanti.”
E persistono protezioni e connivenze da parte di politici, polizia, militari ed imprenditori spesso collegati al narcotraffico.
Si dirà: è il Messico; invece il femminicidio è diffuso ovunque.
Per la studiosa e giurista Barbara Spinelli: “Femminicidio si ha in ogni contesto geografico, ogni volta che la donna subisce violenza fisica, psicologica, economica, normativa, sociale, religiosa, in famiglia e fuori. Quando non viene riconosciuta come soggetto, quando le viene negato il diritto di andare contro il ruolo impostole dalla società e di autodeterminarsi” (http://femminicidio.blogspot.com/).
Perciò i vari tipi di violenza compiuti sulla donna esulano dal “semplice” quadro criminale; per la Spinelli rientrano in un più complesso quadro sociale e culturale.
Purtroppo, certe donne assorbono la mentalità dei loro persecutori. In un grande romanzo di Sonia Ognibene, ad Isabel scampata a stento alla violenza sessuale, la madre del suo quasi violentatore grida che suo figlio “non avrebbe mai potuto aggredire una ragazzina indifesa e, se anche fosse stato”, lei se l’era “cercata” (S. Ognibene, “Il segreto di Isabel”, Raffaello Editrice, p.102).
Giusto comunque denunciare le tante violenze che le donne subiscono fin da bambine (vedi infibulazione) in Paesi magari dominati da feroci islamismi, o il massiccio ricorso all’aborto in Cina quando nascono appunto delle bambine.
Ma il femminicidio esiste anche in Italia ed è in espansione: 101 donne uccise nel 2006; 107 nel 2007; 112 nel 2008; 119 nel 2009.
La strada da fare è dunque tanta… e dobbiamo farla insieme. Uomini e donne.